La notizia arriva quarantuno giorni dopo l'omicidio di Gianluca Monni: i due giovani sospettati della prima ora sono ufficialmente indagati.

Il cerchio si è chiuso attorno a un diciassettenne di Nule e un suo cugino ventenne residente nelle campagne di Ozieri. Entrambi erano stati interrogati fin dalle immediatamente successive all'omicidio del giovane studente orunese ma i loro alibi, che fino ad oggi sembravano aver retto, sono crollati.

Per tutta la giornata di ieri le abitazioni dei due sono state perquisite su disposizione del Magistrato della Procura di Nuoro e del Tribunale dei Minori di Sassari. L'operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Sassari e Nuoro, ha portato al sequestro di diversi computer e altro materiale informatico nel tentativo di individuare qualsiasi elemento utile alle indagini.

Non c'è traccia, ancora, dell'arma utilizzata per uccidere Gianluca Monni la mattina dell'8 maggio.

All'origine di questa tragica vicenda di sangue giunta ieri ad una svolta, ci sarebbe una folle notte di Cortes Apertas. Lo scorso dicembre a Orune, infatti, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i due giovani di Nule indagati avrebbero avuto una violenta discussione con Monni dopo che questi aveva difeso la ragazza dai due che la infastidivano. In quell'occasione, a Monni, sarebbe stata puntata una pistola alla testa da uno dei due ragazzi di Nule che per questo affronto sarebbero stati malmenati subendo la violenta reazione degli amici del giovane barbaricino.

Un'umiliazione, quella, da lavare col sangue anche a distanza di mesi. Quella notte, a Orune, c'era anche Stefano Masala. E' lui il tassello mancante di questo terribile puzzle. Ma la fitta nube di follia e paura che avvolge da quaranta giorni la Sardegna, finalmente, sembra diradarsi.