Ha riscosso un grande apprezzamento la manifestazione per l’apertura della Chiesa di Sant’Antiogu Becciu. Complice la bella giornata, i tantissimi visitatori, arrivati da ogni parte della Sardegna (addirittura una copia dal sassarese), hanno avuto modo di vedere in anteprima l’antico edificio religioso, ormai in fase di completo recupero.

È stata un’occasione per fare il punto della situazione sullo stato dei lavori. Il comitato, voluto nel 2014 dalle Pro loco di Sanluri e Villanovaforru e da un nutrito gruppo di cittadini che in questi anni si sono spesi con iniziative di vario genere per recuperare fondi al fine di portare avanti la causa, ha proposto, nella giornata di sabato 18 novembre, una visita alla chiesetta in cui è stato possibile ammirare l’antico pavimento che era rimasto sepolto per un secolo, sotto detriti e macerie.

Alla presenza del parroco di Sanluri e dei sindaci delle due comunità, è stato aperto il portale ottocentesco restaurato, in maniera impeccabile, da un artigiano locale e donato dal Comune di Villanovaforru. Anche il primo cittadino sanlurese ha preso l’impegno di elargire un contributo economico, che andrà ad ammortizzare le somme che ancora sono da sostenere.

Alcuni mesi, anche il Consiglio regionale aveva contributo con 500 euro, una cifra simbolica ma molto significativa e che premia il lodevole lavoro. L’ammontare delle spese sostenute è, allo stato attuale, di 55mila euro, ottenuti grazie alle varie iniziative poste in essere dal comitato, oltre che di donazioni di imprese e cittadini. Senza dimenticare il grande contributo dato dalle ditte che hanno operato nella Chiesa.

Oltre alla pavimentazione, è stato possibile ammirare anche l’altare in muratura, il gradino originale del presbiterio, la campanella della sacrestia. I turisti hanno potuto degustare anche i dolci e il vino locale. Le offerte hanno superato i 2.500 euro. Premiata la determinazione e la generosità dei volontari. La loro speranza è che «questa sia un’idea replicabile da altre comunità desiderose di recuperare i propri monumenti abbandonati e cadenti».

L’augurio è che, già dalla primavera del 2018, la chiesetta ed il suo parco, con un centinaio di piante tipiche già messe a dimora, possano tornare ad essere un punto di incontro e aggregazione in un’area di incredibile bellezza panoramica e paesaggistica.