Era arrivato in Sardegna lo scorso 3 gennaio. Suo figlio, in vacanza nell’Isola con alcuni amici per Capodanno, il 29 dicembre è risultato positivo al coronavirus dopo aver effettuato il tampone. “Gli amici – racconta – risultati negativi al test hanno deciso di ripartire. Per non lasciar solo mio figlio, la notte del 2 gennaio mi sono imbarcato per la Sardegna, così da assisterlo durante la quarantena. Fortunatamente ho casa qua, a Golfo Aranci, che tuttavia essendo sede estiva non è attrezzata per l’inverno. Essendo di fatto entrato a contatto con un positivo ho dovuto osservare dieci giorni di quarantena. Ma – spiega – dopo aver terminato l’isolamento mi è stata negata la possibilità di far ritorno a Roma, dal momento che il 10 gennaio è entrata in vigore l’ordinanza che vieta partenze da e per la Sardegna se non muniti di super green pass, di cui io, non vaccinato, non dispongo”.

E' quanto racconta a Sardegna Live Flavio Pintus, impiegato bancario capitolino di origini sarde, che denuncia la sua situazione, fra permessi negati e risposte incerte. “Per mesi ho effettuato i tamponi ogni due giorni per proseguire la mia attività lavorativa. Adesso – prosegue -, intrappolato qua in Sardegna rischio di perdere l’occupazione. Infatti, dall’Ats non è stata registrata la mia quarantena e, senza alcuna certificazione, al lavoro risulto ‘disertore’. Ho provato a mandare una mail, ma tutt’ora mi trova senza niente in mano. Anche il mio medico di base si è rifiutato di farmi il certificato, poiché, a quanto da lui stesso riferitomi, se impossibilitato a visitarmi e ad accertare effettivamente il mio stato di isolamento non può fornirmi il documento. Ero disposto a inviargli esiti dei tamponi e a videochiamarlo per mostrare la mia situazione, ma non c’è stato niente da fare”.

“Non mi ritengo un complottista, non mi sono mai spinto a congetture estremiste né ho mai negato l’esistenza del virus. Tuttavia – precisa – mi sento un prigioniero a cui sono stati calpestati tutti i diritti costituzionali. Primo fra tutti la libertà sul territorio nazionale. Non posso rientrare nella mia residenza, dove mi aspettano due figlie adolescenti, mia moglie e mia madre di 90 anni che ha bisogno di cure. Io stesso sto saltando e rimandando cure odontoiatriche urgenti”. E ribadisce: “Rivendico il mio diritto a circolare liberamente sul territorio nazionale e ad avere una terapia medica qualora la richiedessi. In un’epoca in cui si parla tanto di diritti a me ne vengono calpestati alcuni inviolabili, come quello alla salute”.

“Trovo tutto ciò aberrante. Siamo rimasti una minoranza e non mi sento più tutelato dallo Stato, qualora lo fossi mai stato. Ho pensato anche a fare un ricorso, ma mi sono stati chiesti 5mila euro. Mi hanno confinato in una terra che amo profondamente, ma un’angoscia mi pervade dal momento che mi trovo lontano dalla mia famiglia. La notte dormo poco perché tutto ciò mi dà da pensare. Voglio solo tornare a casa per poi prendere una libera decisione: non vaccinarmi e perdere il lavoro o vaccinarmi di mia spontanea volontà. Qua sono solo a lottare contro l’unico mare che mi separa effettivamente da casa: quello della burocrazia”.

E non lascia spazio a dubbi: “Continuerò a lottare per far sì che mi vengano garantiti dei diritti inviolabili: non possono fare ciò che stanno facendo. Voglio venirne fuori in maniera legale e trasparente, poiché da cittadino ho sempre rispettato le leggi. Non posso rimanere confinato in un’isola quando in tutto il resto del Paese non esistono barriere, neanche in Sicilia”. Sul super green pass: “Un ricatto di Stato. È una violazione palese dei diritti costituzionali. Sono partito da Roma con delle regole vigenti e, costretto alla quarantena preventiva in Sardegna, queste sono cambiate. Io che potevo fare? Anche se mi fossi vaccinato qua nell’Isola dopo l’isolamento, sarei ancora bloccato qua, poiché sarebbero dovuti passare almeno 15 giorni.

“Tutto ciò che voglio – conclude – è poter riabbracciare la mia famiglia, spero che qualcuno raccolga la mia richiesta d’aiuto, così come quella di tanti altri che, come me, si trovano in questa situazione surreale e paradossale”.