Era il 12 maggio 2019, una giornata di festa per la comunità di Arbus. Quella domenica c’era la sagra del cinghiale. Anche Pietro Arrius vi aveva preso parte. Un pomeriggio da trascorrere tra la gente, in spensieratezza tra i compaesani. Così, però, non è andata.

Da quel giorno, del 67enne non si hanno più notizie. La moglie, Caterina Deiana, e il figlio, oggi 18enne, sono andati avanti a stento in questi tre lunghissimi anni di silenzi, di profondo dolore, caratterizzati da una ricerca costante di risposte che ancora ad oggi restano avvolte nel mistero.

“Vivere così le garantisco che è peggio di un cancro che ti consuma piano piano”, mi dice la signora Caterina con la voce rotta. A malapena riesce a trattenere le lacrime, ma continua a parlare perché il peso del messaggio che vuole mandare a più persone possibili è ora più forte del dolore: “Aiutateci. Io ho un figlio, all’epoca era minorenne, è grazie a lui che sono ancora in piedi. Voglio sapere cosa è successo a mio marito, una persona d’oro. Devo fare di tutto per ritrovarlo, sto davvero male”.

Da quel 12 maggio la vita di Caterina è stata stravolta. Si è sempre data da fare per la famiglia, ma ha smesso di lavorare, schiacciata da un carico insopportabile di sofferenza, angoscia e disperazione. Vuole conoscere la verità. Vuole riavere suo marito.

“Ci conosciamo da 36 anni – ci racconta con i singhiozzi che si susseguono -. Lo conosco da quando ero una ragazzina, avevo 18 anni. Pietro è una persona che ha sempre lavorato, una persona che non mi ha mai mancato di rispetto. È una persona buona che tutti conoscono. Finché ne avrò le forze devo cercarlo”.

L’APPELLO “Se qualcuno ha visto, se sa qualcosa, se ha sentito qualcosa, se qualcuno gli ha dato un passaggio o portato da qualche parte parli. Io devo sapere. Così non si può andare avanti. Sono disperata e voglio sapere dove è mio marito. È un essere umano, ha il diritto di tornare a casa, da me e da suo figlio”.

Caterina vuole scuotere le coscienze di chi sa e non ha ancora parlato. Al suo fianco ci sono il presidente di “Penelope Sardegna”, l’avvocato Gianfranco Piscitelli, e la presidentessa dell'associazione “Angeli nel Cuore” Adele Frau.

“A mio avviso andrebbero riaperte le ricerche e non andrebbe esclusa nessuna ipotesi – afferma Piscitelli -. Perché Pietro Arrius è andato a piedi a Montevecchio? Cosa cercava? Il suo stato di salute non era tale da comprometterne la conoscenza, prendeva solo una compressa per regolarizzare un principio di demenza senile. Conosceva la strada di casa, andava persino, da solo, ogni giorno a casa dei suoi genitori. Aiuteremo Caterina a cercare la verità su questa scomparsa. Chi dimentica cancella e noi non dimentichiamo”.

LA SCOMPARSA Pietro Arrius, si è allontanato da Arbus e ha raggiunto Montevecchio, centro minerario a circa sette chilometri di distanza. Un posto che lo scomparso conosceva molto bene. Se ha percorso questa strada a piedi o in macchina, perché magari qualcuno gli ha dato un passaggio, non lo sappiamo, ma la certezza che sia arrivato a Montevecchio è data da diverse testimonianze. C’è una persona che lo ha visto e salutato mentre lasciava Arbus e camminava, qualcuno poi parla di averlo visto intorno alle 20 seduto su un muretto del borgo e sugli scalini della chiesa. Poi il nulla.

Le ricerche sono durate un paio di mesi circa, ma dell’uomo non è stata rinvenuta alcuna traccia. Il 67enne ha provato a rientrare a casa, ad Arbus? Quale strada potrebbe aver percorso? Delle quattro possibili, tre sarebbero da scartare, ci spiega la moglie Caterina. L’unica potrebbe essere la strada disastrata che porta a Piscinas attraverso la zona mineraria.

Noi ci uniamo all’appello della signora Caterina. Se qualcuno possiede delle informazioni su Pietro Arrius, anche un piccolo dettaglio, può scrivere anche a noi, perfino in forma anonima, all’indirizzo: redazione@sardegnalive.net