"Il blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi mette a rischio di fallimento 33 mila di imprese artigiane con una perdita a livello nazionale di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni. Una situazione che anche in Sardegna potrebbe mettere in crisi centinaia di imprese e perdere migliaia di posti di lavoro. Nell’isola gli incentivi fiscali sono uno dei principali motori della tenuta e della ripresa del settore delle costruzioni, in particolare del vasto mercato della riqualificazione edilizia. In particolare, il superbonus con aliquota di detrazione al 110% che, introdotto con Decreto Rilancio (DL 34/2020), ha iniziato a produrre effetti importanti sul mercato nel 2021, con un interesse superiore rispetto alle altre regioni italiane". 

A lanciare l’allarme è la CNA nazionale sulla base dei risultati di una indagine presso circa 2mila imprese che rappresentano un campione altamente rappresentativo dei comparti dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti.

La Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media impresa sollecita il Governo "a trovare rapidamente una soluzione per disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza.  La CNA stima che i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro. La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Infatti, oltre 60mila le imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati".

"Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti, quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori", spiaga la CNA. 

LA SITUAZIONE IN SARDEGNA “In Sardegna gli incentivi fiscali sono stati uno dei principali motori della tenuta e della ripresa del settore delle costruzioni, in particolare del vasto mercato della riqualificazione edilizia – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente della Cna Costruzioni Sardegna -. Ai bonus di lunga data, finalizzati al generico rinnovo e all’efficientamento energetico, si è da ultimo aggiunto il superbonus con aliquota di detrazione al 110% che, introdotto con Decreto Rilancio (DL 34/2020), ha iniziato a produrre effetti importanti sul mercato nel 2021. Il ricorso al nuovo incentivo nell’Isola sta procedendo a pieno ritmo, con un gradiente di “interesse” anche superiore ad altre regioni”.

Secondo le stime della Cna Sardegna il livello degli investimenti in riqualificazione edilizia nel 2021 si attesta su oltre 850 milioni, con un balzo davvero importante rispetto al 2020. La crescita è sorprendente, ma ci sono margini per un'ulteriore espansione, se si considera che in termini percentuali sul rinnovo residenziale totale l’isola registra solo il 51%, a fronte di un'incidenza che supera il 68% nel dato nazionale.

In base ai dati ENEA, al 30 aprile 2022 le asseverazioni censite in regione risultano 5.306, per un importo di investimenti pari a 920 milioni, di cui 624 milioni per lavori ultimati. Si tratta di valori che corrispondo al 3,4% del dato nazionale, un dato ben superiore rispetto agli indici relativi che quantificano il mercato sardo degli incentivi: è stimata sul 1,4% l’incidenza del rinnovo generico incentivato e sull’1,3% quella della riqualificazione energetica.  In soli quattro mesi (tra gennaio e aprile 2022) l’importo dei lavori incentivati con il superbonus e ultimati in Sardegna è cresciuto del 79% rispetto al dato di fine 2021, un risultato importante e superiore alla crescita media nazionale, attestata sul 72%.

L’ANALISI CNA “Dall’analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti emerge – dichiarano Porcu e Mascia - che le imprese con giro d’affari di 150mila euro detengono 57mila euro di crediti nel proprio cassetto fiscale (38,2%). Alla crescita del fatturato l’incidenza tende a scendere pur restando rilevante: un’impresa con 750mila euro di ricavi sconta 200mila euro di crediti bloccati.

Il 47,2% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4% lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi. Per la cessione dei crediti, le imprese della filiera si sono rivolte principalmente alle banche (63,7%), a seguire Poste (22,6%), poi società di intermediazione finanziaria (5,1%).

Davanti a norme incerte e continui stop and go gli intermediari finanziari hanno bloccato gli acquisti e ad oggi i crediti in attesa di accettazione superano i 5 miliardi e di questi circa 4 miliardi si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura.

“Occorre ricordare - continuano i vertici CNA - che attraverso lo sconto in fattura l’impresa ha anticipato per conto dello Stato un beneficio al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi. Il quadro molto preoccupante deve sollecitare un intervento straordinario da parte dello Stato per scongiurare una gravissima crisi economica e sociale”.

Inoltre, i bonus per l’edilizia hanno offerto un contributo molto rilevante al rimbalzo del Pil l’anno scorso e oltre il 90% delle imprese intervistate è convinta che senza una soluzione per svuotare i cassetti fiscali determinerà il mancato avvio di nuovi cantieri con ripercussioni negative sull’intera filiera e sull’economia nel complesso nonché sul programma di riqualificazione energetica degli immobili.