La violenza non nasce per caso e l’uccisione di una donna è sempre preceduta da piccoli o grandi campanelli di allarme che spesso vengono sottovalutati. Nella maggioranza dei casi le donne, nonostante si trovino in relazioni del tutto tossiche, non riescono a chiudere il rapporto con il proprio partner rischiando la propria vita. Il loro comportamento ha un nome: dipendenza affettiva.

In occasione del 25 novembre abbiamo deciso di capire cosa si cela dietro questo modo di agire, non solo femminile. Abbiamo quindi interpellato la dottoressa Claudia Demontis, psicologa specializzata in disturbi d’ansia e dipendenze affettive, che esercita nei comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena, per farci spiegare quali siano le caratteristiche di questa dipendenza e perché vengono sottovalutate dalla comunità. 

Dottoressa cosa è la dipendenza affettiva? 

“La dipendenza affettiva, è stata annoverata tra le “nuove” dipendenze, ovvero quelle forme di dipendenza in cui non viene assunta nessuna sostanza, bensì si diventa dipendenti dalle dinamiche di una relazione.”

Come si fa a capire se si soffre di dipendenza affettiva? 

“Se si sente la necessità continua di mantenere rapporti di assoluta dedizione nei confronti di persone significative e l’esigenza di rendersi, per queste, indispensabili. Anche un piccolo segno di allontanamento, da parte dell’altro, può essere considerato un campanello d’allarme e indice di un possibile abbandono. Diventare indispensabile per l’altro, o dipendente da esso, sembra essere l’unico modo per scongiurare questo pericolo.”

Quali sono i tratti distintivi di questa malattia? 

“Nella vita quotidiana, si può notare una grande varietà di comportamenti e atteggiamenti:

Le emozioni del partner hanno più importanza rispetto alle proprie; La stima di sé dipende dall’approvazione dell’altro; Prendere una decisione diventa difficoltoso e causa forti sensi di colpa; La paura di essere abbandonati è talmente intensa che la maggior parte dei comportamenti ha la funzione di evitare la solitudine e il rifiuto; Riconoscere ed esprimere i propri pensieri ed emozioni è difficile o spaventoso; Le conseguenze negative che la relazione produce in tutti gli altri ambiti della vita vengono ignorate.”

È paragonabile alle dipendenze più conosciute come quelle da alcol, droga e gioco d’azzardo? 

“Come tutte le altre forme di dipendenza, anche in questo caso osserviamo un’alterazione del comportamento della persona, volto all’estenuante tentativo di tenere sotto controllo emozioni considerate intollerabili (tristezza, paura, ansia). Se nel caso della dipendenza da sostanze il comportamento in questione è l’assunzione di droghe, nella dipendenza affettiva, i comportamenti ricadono su: fantasie romantiche, che aiutano ad attenuare la paura della solitudine e del rifiuto; il legame di attaccamento volto a placare la paura, consapevole o inconsapevole, di essere abbandonati e a eliminare la solitudine e le carenze nell’autostima.”

Da quali traumi affiora questo tipo di dipendenza? 

“Il dipendente affettivo, in una fase molto precoce del suo sviluppo, ha dovuto imparare a garantirsi attenzione e considerazione dalle figure di riferimento rinunciando ad aspetti di sé: bisogni, motivazioni, scelte, capacità. Sono stati bambini che non hanno potuto portare a termine il loro reale sviluppo verso l’autonomia, sono cresciuti in fretta nell’ombra di un’infanzia ferita, negata. Questo può essere dovuto al fatto che il bambino non si è sentito accudito come avrebbe voluto, oppure che si è sentito troppo accudito: l’iper-accudimento causa, infatti, le stesse mancanze dell’assenza del genitore. Si parla sempre di un eccesso: troppo, o troppo poco”.”

Perché si parla ancora poco di questo fenomeno? 

Solo nel 2013 la dipendenza affettiva è stata inserita per la prima volta nel Dsm-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il “testo sacro” degli psichiatri: è stata introdotta come “new addiction” insieme ad altre nuove dipendenze, al pari del gioco d’azzardo, dello shopping compulsivo, della dipendenza da internet o da sport. Nonostante questo, la dipendenza affettiva è ancora poco studiata e purtroppo c’è pochissima letteratura scientifica in merito.”

Si può guarire? 

“Assolutamente sì, ma solo se si decide di riprendere in mano la propria vita e diventare il genitore del bambino interiore che è stato maltrattato.

L’illusione del dipendente affettivo è la sua trappola e potrà liberarsene nella misura in cui sarà disposto ad esplorare ed accettare che il vuoto che porta dentro di sé non potrà mai essere colmato da altri poiché è un vuoto arcaico, nato con figure significative insostituibili. Si tratta dell’elaborazione di una perdita profonda, reale, che appartiene al suo passato e che continua a rivivere nel suo presente attraverso l’illusione del riscatto. Solo a questo punto la storia del dipendente affettivo diventa una storia d’amore, quella con se stesso, col suo dolore, col suo vuoto.”

Cosa consiglia alle persone che si sentono imprigionate in relazioni che non riescono ad abbandonare per via del legame di esigenza che si è instaurato? 

“Consiglio di intraprendere un percorso di crescita personale perché la psicoterapia è fondamentale per uscire dalla dipendenza, per portare a termine quello sviluppo lasciato in sospeso, per prendere consapevolezza della propria unicità, soprattutto per imparare ad amarsi e a incontrare se stessi nella solitudine.”

Quali sono le prime difficoltà che incontra una persona dipendente quando lascia il partner? 

“Sperimenterà sensi di colpa e un vuoto che potrebbe colmare con il successivo partner problematico con il quale vivrà nuovamente uno stato di allerta nel timore che si verifichino minacce di abbandono o separazioni.”

Cosa consiglia ai nostri lettori che, dopo la lettera di questo articolo, potrebbero essersi riconosciuti nella descrizione? 

"Se qualche lettore dovesse identificarsi in qualcuno dei tratti del dipendente affettivo, o capisse di stare in una relazione tossica, consiglio di rivolgersi immediatamente a un professionista perché la strada che porta alla liberazione è impegnativa e si ha necessariamente bisogno di una guida."