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Il 1° aprile si terrà la Giornata di mobilitazione nazionale , proclamata dalle sigle sindacali Fillea Cgil e Feneal Uil, " Fai la cosa buona " e tra le cinque città italiane che scenderanno in piazza ci sarà anche Cagliari , insieme a Torino, Roma, Napoli e Palermo.
L'appuntamento nel capoluogo è previsto per le 9 del mattino al Parco naturale di Molentargius-Saline , da dove partirà il corteo.
Quali sono i motivi della protesta? La mobilitazione nasce per discutere le richieste di modifica del decreto approvato nel mese di febbraio dal Consiglio dei ministri che elimina la possibilità, per tutti coloro che possiedono un reddito basso e per gli incapienti, di poter usufruire degli incentivi previsti per la messa in sicurezza degli edifici, l'efficienza energetica, l'abbattimento delle barriere architettoniche.
" Con quel decreto il governo Meloni mina l'indispensabile percorso verso la rigenerazione e la sostenibilità ambientale delle nostre città, soprattutto nelle periferie e aree interne, e mette a rischio oltre 100 mila posti di lavoro nel settore con riflessi devastanti per il sistema economico della Sardegna ", hanno sottolineato i segretari regionali Fillea e Feneal.
Secondo i sindacati " Nel 2022 il Superbonus ha prodotto nell'Isola 10 mila occupati in più, il 2,2% del totale dell'occupazione regionale (577 mila), con una percentuale superiore alla media nazionale (1,8%). Il dato si riferisce a 5.000 posti di lavoro diretti in edilizia, 3.000 nell'indotto, ulteriori 2.800 legati all'aumento della domanda di consumi e servizi generati dai redditi di lavoro ".
Le sigle contestano anche la norma proposta nel decreto attuativo del nuovo Codice degli appalti che riguarda la liberalizzazione dei livelli di subappalto nei bandi pubblici, ossia il cosiddetto 'subappalto a cascata'. "Siamo di fronte a uno stravolgimento di norme e regole che questo governo vuole portare avanti a discapito della collettività e di un settore strategico per l'economia della Sardegna e per il Paese. Si rischia di provocare una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia: una vera e propria bomba a orologeria che si scaricherà sulle spalle di lavoratori, famiglie e imprese", hanno spiegato Erika Collu e Gianni Olla.