È purtroppo tragico l’epilogo della vicenda che ha visto, suo malgrado, protagonista Giannardo Acca, il 59enne allontanatosi dalla propria abitazione il 16 ottobre scorso e di cui si erano perse le tracce.

Nel tardo pomeriggio di oggi è stata individuata l’Audi A4 dell’uomo fuori strada sulla 291, in direzione Alghero, nei pressi dello svincolo per Cagliari. A bordo il corpo senza vita dell’uomo. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia stradale e i Vigili del fuoco che hanno prima recuperato il corpo di Giannardo Acca e successivamente l’auto, finita nella macchia mediterranea dopo un volo di diversi metri.

Al suo interno, accasciato sul sedile del conducente il corpo di Acca, morto da diversi giorni. L'auto è uscita di strada nel tratto in direzione Alghero, sullo svincolo per Cagliari. Non ha lasciato segni sull'asfalto ed era nascosta dai folti cespugli.

Sul posto anche personale dell'Anas, la squadra mobile della Questura di Sassari e il medico legale per l'identificazione e una prima ipotesi sulle cause del decesso.

Il figlio Samuele, che da subito ne ha denunciato la scomparsa, ha lanciato numerosi appelli anche negli ultimi giorni. "Ti scrivo qui perché non so dove sei. Ti scrivo qui perché quando alzo gli occhi al cielo, le stelle mi dicono che ci sei, e che vorresti abbracciarci tanto quanto noi tutti vogliamo abbracciare te" ha scritto nell’ultimo toccante post pubblicato su Facebook.

Della sua vicenda si è occupata a più riprese anche la trasmissione "Chi l'ha visto?" che ha realizzato un servizio ad Alghero e intervistato il figlio.

L'ULTIMO TOCCANTE APPELLO DEL FIGLIO

"Ciao Papà, come stai? Sono ormai 27 giorni che non ci sentiamo. Ti scrivo qui perché non ho altro", è l'esordio di Samuele Acca. "Ti scrivo qui perché non so dove sei. Ti scrivo qui perché quando alzo gli occhi al cielo, le stelle mi dicono che ci sei, e che vorresti abbracciarci tanto quanto noi tutti vogliamo abbracciare te".

"Ti scrivo per dirti che ci sono arrivati tantissimi messaggi da amici, parenti e colleghi da tutto il mondo. Ho preso il tempo di leggerli e di rispondere a modo mio, una lacrima alla volta".

"Leggo e piango pensando al padre, al marito, all’amico e collega eccezionale che sei e che sei sempre stato. Piango perché tutto questo è sempre stato sotto gli occhi di tutti, tranne i miei. Dico tranne i miei perché nonostante sia sempre stato fiero di avere un padre e una guida come te, ricordo che sono state veramente poche le volte dove ho avuto il coraggio di dirtelo in faccia".

"Avrei dovuto e avrei potuto dirtelo più spesso, come tu hai sempre fatto con me, mettendomi su un piedistallo ad ogni mio piccolo passo senza mai esitare nel riportandomi su terra quando uscivo fuori dalle righe".

"Ho rimesso un po’ di ordine in casa. Ti ho scoperto sai? Stampavi qualsiasi cosa scrivessi, qualsiasi mio pensiero. E quando non scrivevo in italiano, usavi il traduttore per trascrivere tutto e conservarlo, come se ogni mio pensiero fosse per te un cimelio, un qualcosa del quale andare fiero. Devo essere onesto con te, a volte tutto questo mi è sembrato un po’ esagerato. Esagerato perché nonostante tutto, non ho mai pensato di fare o di aver fatto niente di straordinario. Solo ora che penso costantemente a te e a noi, capisco quanto tutto ciò non è altro che l’espressione massima dell’amore che un padre può provare nei confronti di un figlio. Dell’amore che tu provi per me".

"Ne approfitto quindi per dirti che assoluto e profondo è anche l’amore che io provo per te Papà. La notte prima di partire volevo fare una doccia calda e la caldaia non partiva. Ti ricordi l’ultima volta che è successo? Sei venuto di corsa nel bel mezzo della notte per aiutarci a cavarne piede. Ma l’altra notte non c’eri e ci sono dovuto arrivare da solo. E sai com’è andata a finire? Ci sono riuscito, non subito, ma ci sono riuscito. Sai quanto io sia una schiappa con i lavori manuali. Penso siano infinite le volte che hai provato a spiegarmi una cosa. Così come sono infinite le volte che io non ci ho capito una mazza".

"Ma ora ti aspetto, carta e penna alla mano per ascoltarti e annottare tutto, ogni tuo insegnamento, ogni tuo pensiero, come tu hai sempre fatto con me. Stasera gioco a calcetto con i colleghi. Si lo so, devo riscaldarmi bene se no mi rompo. Ho un paio di scarpe colorate, di quelle che non piacciono a te che sei cresciuto a pane e Coppa Mundial. Se tu fossi qui con me in questo momento sono sicuro che saresti venuto a vedermi, magari un po’ in disparte, per non farmi “vergognare”. Perché per te è indifferente 5, 15, 20, 30 anni, non ti lasceresti mai sfuggire un’occasione di vedermi giocare. Per vedere non un giocatore, ma semplicemente tuo figlio divertirsi grazie a quella passione che tanto ci unisce. Mi manchi Papa".