Avvalendosi della "forza di intimidazione" e della "condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva" avrebbero commesso "una serie indeterminata di delitti di peculato, abuso d'ufficio, corruzione di pubblici ufficiali, detenzione e spaccio di droga" per "favorire la latitanza di affiliati" e "assicurare protezione ad appartenenti alle istituzioni pubbliche, imprenditori o professionisti".

È la sintesi che la Dda di Cagliari fa per descrivere il sistema utilizzato dagli indagati dell'inchiesta Monte Nuovo in Sardegna chiusa ieri con l'invio di 34 avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Tra gli indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione segreta spicca il nome del rettore dell'Università di Sassari, Gavino Mariotti, candidato sindaco del centrodestra alle elezioni amministrative dell'8 e 9 giugno. Secondo la Dda, che ha riproposto le accuse di associazione mafiosa e segreta dopo che il Tribunale del riesame nel 2023 aveva derubricato i reati, sarebbe emerso un fitto intreccio tra membri della criminalità e delle istituzioni per gestire interessi negli enti locali, assunzioni nella pubblica amministrazione, ma anche visite mediche o favori all'interno di istituzioni ed enti.

I membri dell'associazione, secondo il magistrato della Dda di Cagliari, Emanuele Secci, avrebbero "interferito sull'esercizio delle funzioni degli apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali" "influenzandone le scelte" in modo da ottenere favori per gli associati. La Dda fa riferimento alla rete di conoscenze che i membri dell'associazione avevano "nei settori della politica, delle professioni e dell'impresa e negli ambienti della criminalità". I rapporti venivano tenuti attraverso incontri in cui venivano fornite le informazioni utili a "influire sull'esercizio delle pubbliche funzioni rivestite dalle persone avvicinate, ovvero per favorire la nomina o l'elezione in posizioni di rilievo" di persone gradite al gruppo.