La pax sarda è durata poco in casa Dem. Poteva d’altronde andare tutto liscio, senza intoppi? No. Non quando si parla di Partito democratico, le cui fondamenta avevano già scricchiolato con l'arrivo dell'uragano Schlein e la Sardegna certo non ne era uscita indenne, dopo la vittoria di Piero Comandini al fotofinish a seguito della sospensione dello scrutinio nella terza città dell’Isola, contro il gallurese Giuseppe Meloni (18.581 voti contro i 15.527 del collega cagliaritano, che aveva portato a casa però due delegati in più, 66 in totale).

A seminare il caos, questa volta in territorio ogliastrino, ci ha pensato l'avvocato Matteo Stochino, uno dei due candidati alla carica di segretario provinciale Ogliastra, contro l'eletto imprenditore di Santa Maria Navarrese Ivan Puddu. Stochino, al culmine di un caso politico che potrebbe diventare di prim’ordine a livello regionale, decide di rivolgersi al Tribunale civile di Lanusei per chiedere una sospensiva e nel solstizio d'estate il giorno si allunga anche per Puddu: il giudice sospende tutti gli atti connessi alle elezioni interne del Partito democratico, lui non è più il segretario, cadono anche gli altri incarichi sul territorio.

Ma come si è arrivati a un simile (parziale) epilogo?

L'11, il 12 e il 13 febbraio 2023 l'Ogliastra piddina era chiamata a scegliere tra il 42enne presidente del Consiglio comunale di Lanusei, rappresentante del partito storico che da circa 30 anni governa il territorio e il 45enne ex vice sindaco baunese, sceso in gara un mese prima dell'apertura delle urne, sull'onda rivoluzionaria di portata nazionale che stava scardinando dall'interno i vetusti schemi del partito, rimasto vittima dell'abbraccio governista e mettendo allo scoperto le sue fragilità, per tornare a puntare il dito su sanità, lavoro, scuola, diritti ed ecologia.

L'indicazione del versante orientale della Sardegna è stata chiara: all'indomani dell’election day Puddu contava 480 voti e 33 delegati contro i 27 di Stochino e 330 preferenze.

Ma all'avvocato la sconfitta non è andata giù, così da tentare numerose segnalazioni, per i più disparati motivi, tra cui la presentazione delle liste e grane sul fronte tessere nel comune di Baunei, reputato dal 42enne, nel ricorso alla Commissione di garanzia nazionale, di un "volume anomalo", perché "residenza del candidato Puddu e dell'unico consigliere dell'Ogliastra, Salvatore Corrias, suo appassionato sostenitore", che avrebbe portato in quel seggio a un risultato congressuale secondo lui alterato, di 167 voti a favore della lista Ivan Puddu - e 10 delegati - e un solo voto per la lista PD per l'Ogliastra. Occorre però sottolineare come dopo una consigliera regionale, due consiglieri provinciali - tra cui Puddu che militava nella sinistra socialista e un consigliere PD - e l’unico consigliere regionale ogliastrino dal 2019, Salvatore Corrias appunto, sono ormai 12 anni che il Partito democratico è protagonista del governo del Comune. Tra le tessere del gruppo di Puddu proveniente dalla sinistra e quelle del circolo PD, in un paese che conta 3600 abitanti, avere 248 iscritti "non mi sembra assolutamente un caso abnorme, ma anzi premia la buona politica fin qui portata avanti dal centrosinistra locale", ha controbattuto l'ex vice sindaco, che ha voluto precisare anche la questione dell'affluenza, che "a Baunei non è stata del 60% - come dichiarato dal rivale - bensì quasi del 75%, dato perfettamente in linea con il numero degli iscritti e di votanti effettivi in quelle quattro ore di un 12 febbraio piovoso, 175".

Ecco però che il 18 febbraio la soluzione a tutti i crucci del ricorrente piove direttamente dal tetto nazionale, attraverso una circolare - diramata una settimana dopo le votazioni - che specificava nella forma, ma creava nel merito, un'incompatibilità tra la carica di componente della Commissione congressuale provinciale e quella di candidato nelle liste per diventare delegato.

Inizia quindi l'incubo per Puddu, che al netto di tutte le iniziali contestazioni era stato comunque proclamato segretario. Stochino presenta ricorso rivolgendosi alla Commissione di garanzia nazionale, per, a suo dire, "l'incompatibilità di 5 componenti su 11 della Commissione (congressuale, n.d.R) e l’illegittimità delle nomine conseguenti". Sì, perché l'imprenditore di Santa Maria Navarrese aveva candidato come delegate alcune persone già presenti anche nella Commissione congressuale provinciale, appunto.

La prima stoccata dell'avvocato non va a segno, per un vizio procedurale: si è rivolto alla Commissione sbagliata, quella di garanzia nazionale, bypassando l'organo preposto al controllo competente in quel caso, ossia la Commissione congressuale regionale, con temporanee funzioni di garanzia (in assenza di una commissione dedicata, nominata poi ad aprile).

Termine di presentazione del ricorso prescritto, non si può più far nulla, se non spostarsi in sede civile, con il peso, anche a livello di immagine, che ne consegue.

Matteo Stochino lo fa. Si rivolge al Tribunale civile di Lanusei, dove il giudice, Giada Rutili, sospende tutti gli atti connessi alle elezioni interne del Pd ogliastrino, ritenendo quella commistione un "comportamento gravemente colposo", in applicazione per analogia dell'articolo 45 dello Statuto del Partito Democratico sulle Commissioni di garanzia.

Il problema? "Quell'articolo riguarda le Commissioni di garanzia, non quelle congressuali. Ci viene contestata una mancanza di imparzialità sul piano etico dal Tribunale - contro cui siamo ovviamente già al lavoro -, mancanza che non c'è stata", spiega Puddu.

"In Sardegna non esisteva alcuna Commissione di garanzia, fino allo scorso aprile. Le funzioni di controllo spettavano quindi alla Commissione congressuale regionale, al fine di colmare quella lacuna temporanea. Ma le Commissioni congressuali hanno ben altri compiti, prettamente organizzativi, che nulla hanno a che fare con il merito della politica, soprattutto per quanto riguarda le Commissioni provinciali. I componenti dovevano banalmente occuparsi di trovare spazi adeguati, preparare la documentazione, insomma, faccende di natura meramente pratica. Non abbiamo un bacino di tesserati a livello locale tale da poterci permettere di riuscire a coprire ogni posizione senza ricadere mai sulla stessa persona e gli Statuti del partito sono spesso scritti male o lacunosi, come in questo caso, ove esisteva un vero e proprio vuoto normativo, rattoppato con una circolare arrivata giorni dopo le primarie, a giochi già fatti - prosegue l'ex vice sindaco baunese, che sottolinea - scelte simili sono state fatte anche nel Sulcis, a Nuoro e nell'Olbiese, ma lì nessuno le ha contestate - e avverte - se dovessimo impugnare anche noi e chiedessimo gli accessi agli atti di tutti i Congressi provinciali, decadrebbe anche il livello regionale e Comandini non sarebbe più segretario".

Ivan Puddu non si dà per vinto, "noi ora ci difendiamo da questa azione cautelativa. Vogliamo che la politica decida e che lo faccia in fretta. Per le tesserate e i tesserati ogliastrini, per le vertenze del nostro territorio, dalla sanità all’istruzione, all'emergenza spopolamento e del lavoro che non c’è e che sta facendo scappare dalla nostra terra le nuove generazioni, lasciandoci in un deserto culturale e sociale.

Ora attendiamo il segretario regionale".