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Alle 12:26 sono 1300 le firme raccolte a sostegno della petizione lanciata due giorni fa dall’ex vicepresidente della Regione, Raffele Paci, per chiedere di “ripristinare le condizioni di dibattito democratico e costruire una reale e sostanziale convergenza su una candidatura consensuale attraverso il metodo delle primarie”.
La raccolta firme è sottoscritta, tra i diversi nomi noti, dall’ex governatore Francesco Pigliaru, dagli ex assessori Paolo Maninchedda e Donatella Spano e dall’ex rettore dell’università di Sassari, Attilio Mastino.
Perché lanciare una petizione? Per manifestare il disaccordo e chiedere un dietrofront sul passo indietro fatto dal Pd sulle primarie per mettersi a servizio dell’alleanza (con Movimento 5 stelle e partiti indipendentisti). "Anche se abbiamo le primarie nel nostro Dna, non è il momento delle casacche - ha detto all’Ansa il segretario dem Piero Comandini - il Pd ha perso sfide elettorali per non essere riuscito a tenere unita la coalizione. Ora se vogliamo vincere non possiamo permetterci di non tenere unito il tavolo".
Il testo della raccolta firme inizia così: “Noi sottoscritti chiediamo a tutti i Sardi che si riconoscono nelle culture che il centrosinistra, le forze e le persone dell’autonomismo e dell’indipendentismo democratico ambiscono a rappresentare, di esigere che la candidatura a Presidente della Regione maturi in forme comprensibili e chiare e, quindi, non imposte da possibili accordi sottratti ad alcuna verifica e dibattito pubblico”.
“Il percorso verso le elezioni era iniziato sotto l’egida della massima apertura e trasparenza, condizioni imprescindibili perché i soggetti politici partecipanti si sentissero coinvolti nella responsabilità delle decisioni. Oggi pare, invece, che questo itinerario democratico sia stato soffocato da una decisione già assunta e da un dibattito imbrigliato con funzioni ritualistiche di ratifica – si legge -. Può succedere che un’ampia coalizione di forze trovi un accordo senza che siano necessarie procedure selettive. Questo però accade nei momenti di crisi, quando si creano condizioni di necessità e di urgenza che in questo caso non sussistono. Nell’ordinarietà della vita politica, invece, accade che più persone si propongano rivendicando giustamente il diritto a confrontarsi con gli altri candidati alla stessa carica. In questo modo si consente, ai simpatizzanti e a tutti i cittadini interessati, di valutare le alternative ed esprimere la propria preferenza”.
Si continua a spiegare: “Le primarie, quando esistono più persone disposte a candidarsi, non sono un optional, sono garanzia di libertà. Per questo, oggi in Sardegna, è immotivato e grave negare ai potenziali candidati alla presidenza la possibilità di illustrare le loro proposte e di competere con quelle altrui. Negare questa possibilità rischia di spingere il legittimo dissenso a strutturarsi in alternativa. Per tutte queste chiare e trasparenti motivazioni chiediamo agli elettori che si riconoscono nelle culture progressiste, liberal-democratiche, socialiste, federaliste, autonomiste e indipendentiste di adoperarsi affinché le forze politiche di riferimento, agiscano per ripristinare le condizioni di dibattito democratico e costruire una reale e sostanziale convergenza su una candidatura consensuale attraverso il metodo delle primarie”.
Intanto, questo pomeriggio, 31 ottobre, a Oristano il Pd ha convocato la direzione regionale che dovrebbe chiudersi con un nome condiviso.