Gli acquisti di beni voluttuari non li ho effettuati io, non ho mai avuto in uso carte di credito della cooperativa”. Sono le parole di Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, davanti al Gip di Latina nell'ambito dell'inchiesta sulle cooperative che si occupavano della gestione di migranti e di minori non accompagnati.

La donna si trova ora agli arresti domiciliari, così come sua madre, Marie Therese Mukamatsindo e altri membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata 'Karibu'. La Guardia di Finanza di Latina ha eseguito l’ordinanza emessa dal Gip nell’ambito dell’attività delle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. Disposto anche l’obbligo di dimora per un altro figlio di Marie Therese.

Gli unici pagamenti da lei effettuati sono stati gli stipendi, più le spese per acquistare il cibo per gli ospiti della struttura", ha spiegato il legale della donna, come riporta TgCom 24.

L’avvocato ha affermato come la sua assistita abbia evidenziato che non le possono essere "contestate condotte distrattive", perché gli unici pagamenti da lei effettuati "sono stati gli stipendi, più le spese per acquistare il cibo per gli ospiti e per l'accoglienza dei migranti della struttura e non per l'acquisto di beni voluttuari".

Murekatete ha contestato inoltre di aver ricevuto una consulenza da 70 mila euro, sottolineando che “quei soldi non risultano nel mio conto corrente”.

Rispetto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, il legale dubita che al momento possano essere revocati, "non per la sua colpevolezza, quanto perché in questa fase processuale ciò non avviene quasi mai. Faremo istanza al Tribunale del Riesame". Per l'esito ci vorrà circa un mese.

La Guardia di Finanza, quando è scoppiato il caso, ha eseguito un sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti dei membri del Cda della cooperativa ‘Karibu’ e di un altro soggetto legato a loro da vincoli di parentela, che attualmente si trova all'estero.

Le indagini condotte dalla procura di Latina e dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare condotte, contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. In particolare, le cooperative Karibu e Consorzio Agenzia per l’inclusione e i diritti d’Italia, oltre alla Jambo Africa (per il tramite della Karibu) avrebbero percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito.