Ovodda è il paese dei centenari. In tanti hanno attraversato il secolo portandosi dentro gli eventi che hanno contraddistinto la storia di una piccola comunità incastonata tra i monti nel cuore dell’Isola di Sardegna.

Tzia Vittorina Sedda era nata il 23 Aprile del 1913 e aveva salutato per sempre il mondo e la sua comunità nel silenzio di una giornata di fine ottobre del 2016.

I suoi ricordi erano sempre lucidi così come il fluire dei suoi racconti. 

“La mia è stata una vita piena di sofferenze ma anche di tante soddisfazioni. I figli e i nipoti che mi riempiono d’affetto sono la mia ricchezza. Ora sono un po’ stanca e mi affido al volere della Madonna”. Il volto di zia Vittorina è illuminato dalle fiamme che la riscaldano, vicino al caminetto, mentre riannoda i ricordi della memoria.

“Ho cercato sempre di fare del bene. Durante il regime fascista ricoprivo la carica di segretaria e facevo da tramite tra le famiglie che avevano bisogno di un aiuto economico e il governo centrale. Scrivevo a Donna Rachele, la consorte di Mussolini, che mi rispondeva personalmente avendo cura delle richieste che inoltravo. Sono stata testimone dei cambiamenti della Storia: quando le donne hanno votato per la prima volta, ad esempio, io ero in prima linea”.

I suoi genitori erano insegnanti e gli aneddoti che riguardano la famiglia sono tanti.

“Mio nonno si chiamava Francesco Sedda e quando era prossimo alla laurea fu chiamato al fianco di Garibaldi per lo sbarco dei Mille. I familiari avevano già comprato l’anello che regalava per festeggiare il coronamento degli studi, ma a causa dell’improvvisa chiamata alle armi venne donato alla Madonna”. La sua bellezza suscitava ammirazione.

“In tanti mi facevano la corte e avevo buoni partiti di tutte le qualità: laureati, ufficiali, personaggi importanti, ma io ho sposato Giovanni Antonio Vacca, un uomo buono, padre dei miei figli”.

La Sardegna è stata una delle mete preferite per i componenti di Casa Savoia e zia Vittorina ricorda la breve sosta dei Reali a Ovodda risalente ai primi decenni del Novecento.

“Vittorio Emanuele con il suo corteo si era fermato vicino a casa di Vincenzo, lungo la via principale. C’era tutto il paese quel giorno. Dalla carrozza era sceso il Principe Umberto e mi aveva abbracciato forte, suscitando l’invidia delle altre ragazze. Io ho sempre avuto una grande ammirazione per la Monarchia e quando nel 1946 ci fu il Referendum che poi portò alla nascita della Repubblica, io non ebbi dubbi per chi tifare”.