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Boccoli biondi, occhi color miele, lineamenti da bambola di porcellana e lo sguardo curioso e al tempo stesso innocente tipico dei bimbi di 4 anni: non si direbbe di certo che Retta McCabe fosse un’assassina, eppure sarebbe la più giovane omicida della storia. A rispolverare recentemente il macabro caso di cronaca è “Emadion”.
I FATTI. Nell’autunno del 1897, a Troy, comune dello stato di New York, “The American Magazine of the New York Journal” riportò una notizia a dir poco agghiacciante: una bimba di soli 4 anni ha ucciso il fratellino. I titoli che vengono utilizzati sono da brividi: “La bambina assassina” e “La bambina Jekill e Hyde”, sconvolgendo la pacifica comunità del luogo.
La stampa locale raccontò che Retta avesse ucciso il fratellino neonato durante un momento di distrazione dei genitori, scaraventandolo a terra per poi saltargli addosso con violenza, schiacciandogli, con il proprio peso e tutta la forza che aveva, il torace e la testa.
Il piccolo venne immediatamente trasportato in ospedale tra la disperazione dei familiari e il ghigno di soddisfazione di Retta che, una settimana dopo, quando il neonato morì, si trasformò in una fragorosa risata appena seppe che si sarebbe addormentato per sempre.
Una situazione macabra e terribile che culminò con gli strani comportamenti che la bambina assunse nelle settimane successive all’omicidio.
Sempre secondo Emadion, Retta venne trovata da un poliziotto mentre era seduta sui binari, probabilmente aspettando un treno in arrivo. Quando l’agente la prese in braccio per allontanarla, la bimba si scatenò in una vera e propria furia, mordendolo e dandogli calci.
La bambina alternava fasi di apparente tranquillità a terribili scatti d’ira, tant’è che una versione dei fatti racconta che i genitori, preoccupati, la portarono in una struttura psichiatrica.
L’ultima notizia su Retta McCabe risale al 1943, quando gli stessi genitori ne denunciarono la scomparsa. Da lì il buio totale, quindi non si è mai saputo che fine abbia fatto, anche se le informazioni su di lei non fanno pensare a nulla di buono.
Le notizie sull’omicidio del fratellino e del possibile tentato suicidio di Retta sono documentate nella versione digitale dei quotidiani dell’epoca.
CONSIDERAZIONI. Non è chiaro, in quanto non è stato documentato, se i comportamenti di Retta fossero cominciati con l’arrivo del fratellino o se li avesse già da prima, quindi è difficile stabilire se l’origine della tragica vicenda fosse da attribuire a una normale gelosia nei confronti dell’ultimo arrivato.
Un sentimento che provano solitamente i primogeniti, del tutto normale e innocuo, ma che in alcuni casi può essere davvero potente e, se non mitigato, sfociare in situazioni spiacevoli che spesso si trasformano in vere e proprie crisi.
Nel 1897 si parlava già di psicologia adulta e infantile, ma non c’erano abbastanza mezzi e risorse per far sì che tutti potessero permettersi un consulto, figuriamoci i bambini.
Sicuramente qualche segnale anomalo Retta lo aveva dato già da prima della nascita del fratellino, ma si parla di un’epoca in cui tra le necessità primarie non veniva di certo menzionata la salute psichica.