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“Narnot” è il nome del vino di casa D'Alema presentato al Vinitaly 2014, mentre “Non solo Euro” è il titolo del libro nato dalla fantasia e competenze economiche di Massimo, alias “baffetto nazionale”. Sin qui nulla da obbiettare, sono esempi di produzione letteraria e gastronomica che fanno bene al nostro paese ed alla nostra economia.
Il dilemma nasce nel momento in cui il prodotto di queste lodevoli iniziative viene venduto ad una cooperativa, la Cpl Concordia, che secondo la procura di Napoli, otteneva appalti dal Comune di Ischia grazie a false fatturazioni emesse dall'Hotel “Le Querce”. Un albergo riconducibile al sindaco Giuseppe Ferrandino (PD), arrestato insieme ad altre 10 persone. Secondo i carabinieri, la convenzione stipulata tra l'albergo e la cooperativa, aggiudicataria di diversi appalti cittadini, sarebbe fittizia e avrebbe il solo fine di far scivolare nelle tasche del sindaco tangenti per diverse centinaia di migliaia di euro sonanti.
Dalle intercettazioni degli uomini dell'arma, emerge chiaramente la volontà da parte dei vertici della cooperativa di “far sporcare le mani” a diversi esponenti politici, tra i quali il baffetto nazionale. Questo simpatico signore baffuto che, sprofondato nei diversi salotti dell'intellighenzia nostrana o al timone della sua barca, si è sempre posto quale paladino dei poveri, dei disoccupati e dei lavoratori, pur sollevando, in più di un occasione, perlomeno qualche perplessità.
A cominciare dallo scandalo, che lo ha visto coinvolto, denominato “affittopoli”. Un privilegio per alcuni esponenti politici, i quali pagavano affitti irrisori, agli enti pubblici proprietari, per abitare dimore di lusso nel centro di Roma. Per continuare con l'altrettanto clamorosa inchiesta sulle intercettazioni a carico di Ricucci, Fassino, Consorte e lo stesso D'Alema, il quale incitava il presidente del gruppo finanziario Unipol a proseguire la scalata bancaria alla Antonveneta e BNL. “Facci sognare! Vai!” Queste le parole dell'ex premier registrate nelle intercettazioni. Risultato? Consorte, al pari di Stefano Ricucci, è stato condannato, Fassino e D'Alema neppure indagati.
Anche le presunte frequentazioni del baffetto con personaggi come Tarantini, che tanti guai ha procurato al Berlusca, sollevano una qualche perplessità agli occhi di noi poveri mortali. Noi che come dice un amico parroco: “non possiamo giudicare chi entra nella casa di Dio”.
Certo non possiamo farlo, non siamo giudici, ne magistrati, ne tanto meno padroni dell'universo. Ma perlomeno è lecito domandarci come è possibile che in tanti vengano arrestati e processati solo perché sospettati o perché “sussistono gravi indizi di reato”, senza che possano neppure fiatare, mentre altri possono minacciare fuoco e fiamme su chiunque osi parlar male di loro, con tanto di diritto di ritenersi indignati e offesi?
Questi ultimi sono cosi potenti e intoccabili che se qualcuno pensa di poterli anche solo criticare si troverà alla sbarra, o ben che le vada, pagherà un forte risarcimento per vilipendio, calunnia o diffamazione, con tanti saluti alla libertà di stampa e al diritto, costituzionalmente garantito, di libera manifestazione del pensiero.
D'Alema dice di essere un tranquillo pensionato che in pantaloncini e canottiera bada alle sue vigne. Non ha incarichi “ne il potere di dare appalti a nessuno”, afferma. Dice di non aver ricevuto regali dalla Coop e sostiene che le 2000 bottiglie del ottimo (credo) “Narnot” o le 500 copie dell'opera che sostituirà “il Capitale” sono una vendita casuale e sporadica, senza altri scopi se non l'orgasmo per il palato o la sete di cultura dei soci della cooperativa.
Sarà cosi senz'altro, noi ce lo auguriamo, ma le perplessità rimangono. E per quelle nessuno ci potrà mai giudicare...