“Quando un popolo non osa più difendere la propria lingua è pronto per la schiavitù”.

Le parole di Remy de Gourmont, poeta e giornalista francese risuonano come un monito severo contro chi sottovaluta l’importanza di uno dei tratti più distintivi dell’appartenenza.

In Sardegna la comunicazione ha nella lingua con le sue varianti un supporto che diventa simbolo di fierezza e orgoglio per una cultura millenaria portatrice di un valore identitario inestimabile.

La lingua sarda è una lingua viva, espressiva, ricca di vocaboli e musicalità, contiene forza e dolcezza, ha una sua semantica al servizio del parlare e dello scrivere comune, ha le sue forme in prosa e poesia adottate da chi offre quadri d’autore in un panorama letterario ampio, di notevole spessore e interesse.

La lingua sarda non è un approdo per superstiti nostalgici, non è una branca dell’archeologia linguistica da trattare come un reperto e da conservare tra le polveri di un museo, non è storia relegata alla memoria.

Resta il fatto, però, che è ampio il dibattito sul tema che sembra interessare sempre meno un vasto numero di persone, forse perché anziché prendere atto di una realtà che esiste perché resiste e si evolve nel contempo, si continua a parlare di salvaguardia come si guarda a ciò che è destinato a perdersi e a scadere.

La lingua è il patrimonio di un popolo, è un bene culturale che cammina e diviene, che riflette il contesto che lo avvolge, che si confronta, coesiste e dialoga con nuovi codici e canali di comunicazione che non conoscono frontiere.

Fare il punto della situazione significa mettere sul piano del dibattito varie dinamiche che tengano conto anche delle nuove generazioni che appaiono sempre meno coinvolte in questo processo di identificazione.

Il patrimonio legato alla storia, alle tradizioni e a tutto ciò che la Sardegna può offrire va rigorosamente inserito in un serio programma di interventi non avulsi dalla realtà che non prescinde dalle sue logiche.

Detto senza polemica, se c’è in atto uno scollamento in quanto un’adesione naturale e non forzata tra le nuove generazioni e la lingua che ci appartiene, significa che le politiche messe in moto per rinforzare il valore culturale e sociale che la sostiene hanno fallito, come ha fallito l’atteggiamento di chi si chiude in trincea per difendere ciò che andrebbe condiviso.

 Sardegna Live dal 4 Gennaio, grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, prosegue il suo percorso di condivisione della nostra lingua che esiste se appartiene a tutti e se tutti contribuiscono a mantenerla viva.

 Gli articoli saranno curati da Carlo Crisponi, di Lodine, che, rispettando i canoni linguistici del suo paese di origine, seguirà gli argomenti di cronaca, sport, musica e spettacolo. Non mancheranno poi i versi poetici da lui composti che andranno ad arricchire il progetto redazionale. 

Ci auguriamo che l’impegno riunisca tutti coloro che sentono di dover dare il proprio contributo per fare della nostra lingua l’estensione naturale dello stare insieme.

Su qualsiasi argomento e in qualunque forma vorrete essere partecipi di questa nuova avventura, potrete scriverci all’indirizzo sardoslive@gmail.com


O sardu, si ses sardu e si ses bonu, 
Semper sa limba tua apas presente: 
No sias che isciau ubbidiente 
Faeddende sa limba 'e su padronu. 

Sa nassione chi peldet su donu 
De sa limba iscumparit lentamente, 
Massimu si che l'essit dae mente 
In iscritura che in arrejonu. 

Sa limba 'e babbos e de jajos nostros 
No l'usades pius nemmancu in domo 
Prite pobera e ruza la creides. 

Si a iscola no che la jughides 
Po la difunder menzus, dae como 
Sezis dissardizende a fizos bostros 

Remundu Piras