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Oggi, 16 gennaio, ricade il Blue Monday, il giorno più deprimente dell’anno. Una data ovviamente inventata, ma di cui si sente parlare ogni anno con cadenza regolare.
Il Natale ormai passato, lo stipendio mensile, le condizioni atmosferiche, propositi per l’anno nuovo, paura del fallimento. Sono tutte condizioni che, concentrate tutte nel terzo lunedì del mese, porterebbero le persone a raggiungere l’apice di tristezza.
A identificare il fenomeno, nel 2005, è stato lo psicologo inglese Cliff Arnall, spiegato in un comunicato stampa del canale tv Sky Travel.
All’epoca Arnall era impiegato in un istituto educativo alle dipendenze dell’Università di Cardiff e creò un’equazione per descrivere il fenomeno. Nella prima versione, quella del 2005, aveva questa forma: {[W+(D-d)] xTQ} / (MxNa)
Le variabili sarebbero le seguenti: W = condizioni atmosferiche; D = debito; d = salario mensile; T = tempo trascorso dal Natale; Q = tempo trascorso dal fallimento dei propositi per il nuovo anno; M = livelli motivazionali bassi; Na = sensazione di una necessità di agire.
Nonostante il successo che ogni anno riscuotono le notizie in merito al Blue Monday, non sono mancate critiche e polemiche alla trovata di Arnall.
Stigmatizzare un certo giorno come “il più triste dell’anno” rischia di banalizzare la sofferenza di chi lotta con la depressione e gravi problemi quotidiani. Inoltre, per chi soffre di disturbi dell’umore, può essere ulteriore motivo di ansia e peggiorare la situazione.