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Oggi, 19 marzo, è la festa del papà, giornata speciale per tutti i padri, naturali e non. Questa ricorrenza venne festeggiata per la prima volta all'inizio del 1900, a Washington, dove una ragazza di nome Sonora Smart decise di festeggiare il padre che l'aveva cresciuta da solo perché orfana di madre.
Dimostrandogli affetto e gratitudine, volle dedicargli un giorno, appunto la festa del papà, che si festeggiava a giugno, data del compleanno di Henry Smart, papà di Sonora.
In Italia, dal 1968, la data venne spostata al 19 marzo, giorno in cui mori San Giuseppe, il cui culto veniva già praticato nell'Alto Medioevo. Fu papa Sisto IV a inserire la festività nel calendario romano, nel 1479.
LA STORIA DI GIUSEPPE DI NAZARETH. Giuseppe, discendente dalla stirpe di Davide, fu l'affettuoso padre di Gesù e viveva a Nazareth.
Tra le figure più amate del cristianesimo, ma anche una delle più sottovalutate, Giuseppe non aveva chissà quali poteri o capacità miracolose, non morì in maniera epica e di lui si racconta poco. Morì probabilmente durante la giovinezza di Gesù ed era "solamente" un falegname, un comune mortale, ma qualcosa di speciale doveva pur aver fatto per far sì che gli si dedicasse una giornata.
La risposta a questa domanda risiede nei piccoli gesti, nella bontà e nella semplicità che lo caratterizzavano: incarnava quindi quei valori senza tempo di uomo e padre che si sacrifica per la donna che ama e per i propri figli, accettando nel suo particolare caso il "peso" di crescere il frutto immacolato di Dio. Tutto ciò, assieme al duro lavoro da falegname, che ha fatto sì divenisse il patrono dei lavoratori, ha reso Giuseppe il papà per eccellenza nell'immaginario collettivo, cristiano e non.
FESTEGGIAMENTI. Il suo personaggio viene celebrato in diversi luoghi d'Italia e del mondo: a Cascano, in Campania, si tiene una vera e propria festa in suo onore che inizia già dal 10 marzo, quando, dopo la messa, vengono donati cuccetelle (particolari pagnotte) e vino gratuitamente alle persone che vanno ad adorare il santo.
In Campania sono famose anche le Zeppole dedicate a San Giuseppe, gustose frittelle guarnite con crema o confettura di amarene. Queste golosità sono attribuite al santo perché si dice che durante la fuga in Egitto per sfuggire al terribile re Erode, Giuseppe fu costretto a mettersi a vendere alcune frittelle per mantenere la famiglia.
A San Giuseppe sono dedicati anche i bignè tipici della tradizione romana, anch'essi rigonfi di crema e le "sfince" siciliane.
PAPA' O BABBO? In Italia, la parola "babbo" è già presente nel 33° Canto dell'Inferno delle Divina Commedia di Dante, quando il sommo poeta tenta di descrivere il fondo dell'universo. La presenza del termine nella Divina Commedia ci fa capire la sua ampia diffusione nell'Italiano volgare almeno al 1300, ed infatti viene mantenuto nella parlata dei toscani.
Per trovare testimonianza scritta della locuzione “papà” bisognerà aspettare duecento anni, nelle opere dell’autore toscano Pietro Aretino. Per quanto riguarda la lessicografia ufficiale, “babbo" è presente nel “Vocabolario degli Accademici della Crusca” dalla prima alla quarta edizione, mentre “papà” vi sarà inserito solo nel tardo Ottocento.