Nella Corte d'assise di Sassari sono saliti oggi al banco dei testimoni sei ufficiali tra appartenenti all'Arma e al Commissariato di Polizia di Olbia, per parlare di come sono state svolte le indagini, gli accertamenti e i rilievi, nel processo che vede imputato il 48enne Davide Iannelli, di origini napoletane, accusato di aver ucciso, bruciandolo vivo, il suo vicino di casa e Toni Cozzolino, 49 anni olbiese, deceduto in ospedale dieci giorni dopo il ricovero a causa delle gravi ustioni subite.

Gli ufficiali hanno ricostruito la metodologia con la quale hanno indagato, nelle ore successive all'aggressione dell'11 maggio 2022, avvenuta in via Petta, per cui la Procura contesta a Iannelli il reato di omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà.

Il 49enne al momento si trova in carcere a Bancali, ed è il compagno di Rosa Bechere, la donna scomparsa da Olbia da molti mesi e di cui si sospetta una morte violenta, ma le sue ricerche sono ancora in corso.

I legali di Iannelli hanno contestato la mancata perquisizione dell'abitazione e dell'auto del loro assistito, spiegando che si sarebbe trovato un riscontro della presenza di sigarette che l'imputato fumava, motivo per il quale era in possesso di un accendino al momento dell'aggressione a Cozzolino.

La presenza dell'accendino è ritenuto dall'accusa un dettaglio molto rilevante perché per il pubblico ministero, Davide non fumava e avrebbe quindi avuto con sé un accendino usato per innescare le fiamme che hanno ucciso il rivale al solo scopo di portare a termine il suo presunto intento omicida.

La prossima udienza si terrà il 3 ottobre e sarà sentita anche la vedova di Cozzolino, Magdalena Murawska, con altri sei testimoni.