PHOTO
Ieri abbiamo pubblicato la notizia dell’arresto del padre-orco di Nuxis, tornato nelle patrie galere a scontare la pena residua di 7 anni, per aver abusato della figlia e, a suo tempo, sospettato di aver ucciso il bambino nato a seguito di queste violenze.
È il momento della giustizia e della riflessione. Sfogliando la cronaca dell’epoca del primo arresto dell’uomo, da un’intervista che la vittima rilasciò ad un importante quotidiano, si evince, oltre che la brutalità del fatto (il padre le avrebbe confessato di aver “buttato” a mare il piccolo, che in realtà fu poi ritrovato senza vita sotto un ponte), il dramma di chi vive nel silenzio esperienze del genere. Un dramma che, talvolta, rende difficile denunciare simili violenze. Nella suddetta intervista, la vittima parlò proprio di questo e della difficoltà di chiedere aiuto.
È il momento della giustizia e della riflessione, si è detto, or dunque è necessario porsi una domanda: la nostra società cosa fa affinché tali fatti non accadano, o non continuino nel tempo? Parte della classe politica del nostro paese spesso si erge a portabandiera dei cosiddetti “valori della famiglia” adducendo la famiglia come un luogo ideale pregno di sacralità, quasi che ci si debba sentire in colpa nel denunziare fatti come quello di Nuxis. No, così non è! La famiglia è il luogo in cui si nasce, si cresce e ci si prepara ad affrontare il mondo. È il luogo in cui si vive un amore unico, quello tra genitori e figli, nonché la fraternità. Tuttavia, ciò non rende la famiglia stessa immune dal male.
Proprio per tal motivo le istituzioni (Stato, Enti locali, Scuola, famiglie, ecc..) hanno il dovere di aiutare le vittime di abusi ad acquisire consapevolezza, accompagnarle nel percorso di denuncia e facilitare il percorso successivo.
Altrimenti non ci si meravigli se, come emerso da una indagine ISTAT del 2006, più di 6 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Di queste, ben 2 milioni hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner. Oppure del fatto che, come emerge dal Bilancio Sociale 2011 del Telefono Azzurro, su un campione di 230 casi di abusi su minori, esaminati tra il 2008 e il 2010, il 26,1% vede come responsabile il padre del minore e il 13% un altro parente.