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Sono stimati tra 130mila e 150mila euro gli ammanchi dalle casse della parrocchia dell'Annunciazione alla Castellina di Prato, a causa dei prelievi indebiti, probabilmente anche per comprare droghe, compiuti tra il 2019 e il 2021 dall'ex parroco 40enne don Spagnesi, finito agli arresti domiciliari lo scorso 14 settembre con le accuse di traffico internazionale di droga, spaccio di sostanze stupefacenti, appropriazione indebita, truffa e tentate lesioni gravissime (quest'ultimo in relazione alla sua sieropositività).
La parrocchia, su indicazione della Diocesi - precisa un comunicato diffuso dalla Curia - ha provveduto alla verifica degli ammanchi sulla base dell'ipotesi di reato contestata dalla Procura di Prato al sacerdote. E la stessa parrocchia ha sporto querela nei confronti di don Spagnesi per il reato di appropriazione indebita.
L'indagine della Procura era partita dall'arresto di un pratese che aveva portato dall'Olanda un litro di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro. Il prete e il pratese, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbero organizzato festini a sfondo sessuale, reclutando i partecipanti (tra 20 e 30) su un sito di incontri.
"Si tratta di prelievi effettuati dal conto corrente bancario - spiega la Diocesi nel comunicato a proposito degli ammanchi - che, in quanto legale rappresentante, erano nella piena disponibilità dell'allora parroco. Nel conto corrente confluivano, come per ogni altra parrocchia, le offerte dei fedeli - comprese quelle raccolte durante le Messe - e eventuali donazioni".
Monsignor Nerbini ha fatto presente che a seguito delle indagini svolte dalla Procura è emerso "il grave danno sia materiale che economico" per la parrocchia causato dall’ex parroco don Francesco Spagnesi, a fronte del quale, "considerato anche lo smarrimento di tanti fedeli, si è reso necessario un intervento che salvaguardasse la verità e la giustizia", come aveva già sostenuto nell’omelia pronunciata nella chiesa parrocchiale domenica 19 settembre, attraverso una querela per il reato di appropriazione indebita, presentata presso la Procura di Prato.
"È un atto dovuto che vuole fugare oltretutto il sospetto che si possa impunemente infrangere elementari regole di comportamento e salvaguardare l'immagine del sacerdozio stesso", ha precisato monsignor Nerbini. Il vescovo ha anche spiegato che questo provvedimento "non è disgiunto dal dovere della carità che il Vangelo ci chiede sempre verso chiunque e che questo non vuole disconoscere l'impegno pastorale che tanti parrocchiani riconoscono ancora oggi al loro ex parroco". Su questi due aspetti si è registrato un consenso unanime di tutti i presenti, sottolinea la nota diffusa oggi dalla Diocesi.
Intanto il vescovo ha firmato il decreto canonico per le censure previste a carico del sacerdote, a cui vengono interdette la celebrazione della Messa e degli altri Sacramenti.