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Il nostro è un Paese alle corde. Berlusconi chiede al presidente Giorgio Napolitano di rinnovare il suo mandato e così sembra essere anche l'intenzione dei un Pd che al momento, dopo il fallimento della candidatura di Prodi, è allo sbando. E’ mai possibile che l'Italia abbia bisogno di chiedere a un quasi novantenne di continuare a fare il presidente della Repubblica? Della nostra classe politica, gli errori non sono solo quelli di Bersani. Di fronte all'incapacità di eleggere il capo dello Stato, stavolta nessuno si può nascondere. Il segretario Pd ha fallito, ma non ora: doveva dimettersi subito dopo l'insuccesso elettorale. L’ex premier Berlusconi, deus ex macchina del Pdl, è stato protagonista e complice del tracollo di un Paese sfinito. Inoltre, è a ridosso dei suoi ottant’anni (troppi per la politica attiva) e dietro di lui, nel Pdl, l'appiattimento è totale. Ebbene, una classe politica incapace di formare un nuovo governo e di eleggere un presidente delle Repubblica non può imporsi un cambiamento radicale. Occorre una svolta generazionale, la sola che possa determinare un rinnovamento effettivo, anche in termini di una nuova mentalità indispensabile, del quadro politico nazionale. Tutto questo se si vuole bene all'Italia. Intanto, però, bisogna eleggere il presidente della Repubblica. I tentativi di elezione dimostrano finora che la candidatura di provenienza politica non può essere sostenuta da una maggioranza credibile e accettabile. L’errore più grave sarebbe eleggere un capo dello Stato con il minimo dei voti. Meglio un presidente unanimemente condiviso attraverso una candidatura istituzionale di prestigio e inattaccabile sotto qualsiasi aspetto. Questo sarebbe il miracolo dell’ultimo momento. L’auspicio è che l'attuale classe dirigente, prima di sgomberare il campo e di andare a casa faccia questo regalo agli italiani. Il contrario, per ora, forse è meglio non immaginarlo.
Dante Tangianu