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Il perfezionismo domina molti di noi, ma soprattutto i ragazzi più giovani sempre più in balia dell’ansia da perfezione. È bello volersi migliorare per sentirsi soddisfatti di sé stessi, ma questo porta a sentirsi in continua competizione con qualcuno. La ricerca della perfezione in ogni aspetto della nostra vita è fonte di un vero e proprio stress che, a lungo andare, potrebbe essere molto dannoso.
“Vali solo se hai successo” sembra essere diventato il mantra che accompagna la realtà di molti giovani ragazzi , anche a livello inconscio. Pertanto la maggior parte delle volte nemmeno ci si accorge di essere caduti nell’inganno del voler essere “perfettini” a tutti i costi.
Sempre insoddisfatti e continuamente preda dei “ma potevo fare meglio”, i perfettini vivono ostaggi dell’inafferrabile perfezione e lasciano che i risultati raggiunti definiscano la loro stessa vita. Migliorare sé stessi e di conseguenza la qualità della propria vita è certamente positivo, ma il troppo stroppia sempre tutto!
Per comprendere meglio l’universo di chi cerca la perfezione, sempre e comunque, Sardegna Live ha incontrato il Professor Giuseppe Lavenia dell’Università Medicina e Chirurgia di Ancona-Univpm, Direttore del Centro Clinico Salus e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche Gap e Cyberbullismo.
“Il perfezionismo cresce di pari passo con il cambiamento costante della società. I ragazzi si preoccupano di avere sempre di più una vita perfetta e un apparente stile di vita “scintillante” per mostrarla nelle varie piattaforme social. In questa nuova cultura visiva l’apparenza della perfezione è molto più importante della realtà”.
Una vita “scintillante” che non corrisponde al vero quindi?
“Si, naturalmente è tutta finzione e abbiamo sempre più giovani insicuri e timorosi su come appaiano agli occhi degli altri. È una società che, in realtà, amplifica le loro imperfezioni e aumenta la competizione. Ogni ostacolo non fa altro che aumentare il bisogno di essere più perfetti in futuro mantenendo attivo un pericoloso circolo vizioso”.
Insomma, chi si accontenta gode?
“Anche questo non è del tutto vero, fin da piccoli ci viene insegnato che dobbiamo sempre crescere e fare progressi per migliorarci continuamente e questo è sacrosanto, tuttavia, se il voler progredire diventa un continuo rifiutarsi di accettare qualunque risultato, considerato non perfetto, si rischia di rimanere eternamente insoddisfatti”.
Come non cadere nella trappola del perfezionismo a tutti i costi?
“Facendo una profonda riflessione noi adulti. Cercando di far passare il concetto che la vita è fatta di ostacoli e difficoltà e che la frustrazione fa parte del percorso di crescita. Insegnare a gestire la frustrazione vuol dire prepararli alla vita, non è con l’iperprotezione che si aiutano i nostri figli, ma con il coraggio di lasciarli andare a sperimentare”.