PHOTO
Evitare il fallimento e la vendita all’asta di 5mila aziende agro-pastorali sarde è l’obiettivo dei nove parlamentari sardi del Movimento Cinque Stelle, Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Mara Lapia, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni e Lucia Scanu che hanno presentato un’interpellanza urgente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, e a quella delle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova.
La richiesta è quella di “Adottare iniziative urgenti per rilanciare l’attività della commissione e salvare dal fallimento le cinquemila imprese del settore agro-pastorale sardo”.
La vicenda è legata alla regionale 44 del 1988, “Ritenuta poi illeggitima dell’Unione Europea” ricordano i 5 Stelle, che dava il via libera all’ababttimento dei tassi d’interesse per i mutui sino a quindici anni in favore degli imprenditori agricoli isolani in condizioni di difficoltà economiche.
A detta dei deputati pentastellati, però, “A causare il danno maggiore furono le gravissime inadempienze della Regione Sardegna che hanno consentito alle banche di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle".
Nella loro interrogazione urgente ricordano come dopo la bocciatura definitiva nel 1997 della legge da parte dell’Unione Europea, “La Regione non informò i beneficiari dei mutui, limitandosi a non erogare più il contributo in conto interessi, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5 per cento a quello del 13-18 per cento”. Solo nel 2001 la Regione Sardegna ha notificato il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, “richiedendo ai circa cinquemila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi”.
“Il risultato – aggiungono – è che migliaia di aziende ora rischiano di fallire e finire all’asta. Inoltre, come si legge nell’interrogazione mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all’asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore, nell’interesse dell’integrità del bene e del proseguimento dell’attività dell’impresa, attualmente il Tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l’Istituto di Vendite Giudiziarie, rendendo di fatto impossibile la prosecuzione dell’attività di impresa, indispensabile agli imprenditori per accumulare sufficiente liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia, col rischio di pregiudicare il benessere del bestiame e la salvaguardia dell’integrità dei beni immobili”.
“A nulla poi – sottolineano – è servita la commissione di tre esperti (designati ciascuno dal Ministro dell'economia e delle finanze, dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e dalla Regione Sardegna) istituita nel 2007 che avrebbe dovuto proporre una soluzione del problema”.
Inoltre è stato anche presentato un emendamento al Decreto Milleproroghe per l’istituzione di un commissario ad acta “Che avrà il compito – concludono – di effettuare una ricognizione e valutazioni sul contesto creditorio/debitorio ad oggi venutosi a creare, mentre il Ministro delle politiche agricole, con proprio decreto, emanato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, dovrà individuare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le modalità e i criteri della procedura di liberazione dal debito degli imprenditori al fine di garantire la continuità delle aziende agricole e la tutela dei lavoratori”.