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L'ex sindaco di Buddusò Giovanni Satta è stato citato in giudizio per le dichiarazioni dei redditi dal 2016 al 2019. Il provvedimento della Procura di Sassari a seguito delle indagini avviate dalla Guardia di Finanza. Nel mirino la compravendita di sughero attraverso la ditta del quale risulta titolare l'ex consigliere regionale. Sulla vicenda è intervenuto lo stesso Satta, che sui social ha tenuto a chiarire la sua versione dei fatti e ad esprimere il suo risentimento per l'evoluzione della vicenda.
"Sapevo di essere indagato e sapevo anche che le indagini erano chiuse - chiarisce Satta -. Nel 2022 , la Guardia di Finanza di Olbia ha proceduto ad un accertamento in relazione alla mia attività di compravendita di sughero. Il tutto ha avuto origine a causa della omessa dichiarazione Iva 2016 e 2017, omissione che va punita con una sanzione amministrativa e che diventa penale soltanto se la mancata dichiarazione dovesse superare certe cifre. La Guardia di Finanza, ha fatto un accertamento presuntivo, prendendo in esame il mio estratto conto personale, sul quale confluivano sia le mie indennità di consigliere regionale, altre mie entrate personali ed anche quelle della ditta individuale. Mi vennero chieste delucidazioni che non potei fornire poiché mi trovavo ai domiciliari a causa dell’inchiesta sulla vendita della clinica privata di Monastir ( per la quale la Procura di Cagliari che mi fece fare 2 mesi di domiciliari ha chiesto l’archiviazione ). Gli stessi inquirenti mi dissero: 'Non si preoccupi, darà le giuste spiegazioni all’agenzia delle entrate e tutto si risolverà".
"Invece - spiega l'ex primo cittadino - lo scorso gennaio mi sono ritrovato inquisito senza aver mai potuto dare le mie giuste spiegazioni. Nel frattempo ho avviato una confronto con l’Agenzia delle entrate, arrivando a spiegare le cose e fornire documentazione, riuscendo anche a far accogliere la gran parte delle mie giustificazioni. Le cifre contestate si sono ridotte di oltre 4/5. Ad oggi, per il 2016 e 2017 risultano da pagare soltanto sanzioni amministrative (alcune delle quali sono anche oggetto di opposizione da parte mia), mentre va esclusa la rilevanza penale per la quale il giudice chiede il rinvio a giudizio, non conoscendo ancora quanto convenuto con l’agenzia che fa fede e che sta scritto nero su bianco. Perciò le accuse sono assolutamente infondate. Stessa procedura - prosegue - stiamo portando avanti per le annualità 2018 e 2019, ed anche qui abbiamo dato e stiamo dando le nostre giustificazioni e sopratutto spiegazioni che chiariscono tutto e faranno decadere l’azione penale".
"Il gravissimo errore commesso dalla GDF - commenta ancora Satta -, da cui è originata l’azione penale, sta nel fatto che le stesse cifre, da me già dichiarate nel modello unico, sono state conteggiate addirittura 3 volte, prima nella dichiarazione da me presentata. Per esempio nel 2017 i 270.000 euro di fatturato, che poi vengono ricontati sommando i bonifici ricevuti per pagare le stesse fatture, per cui gli stessi 270.000 diventano 540.000 e poi a questa cifra, già frutto di errore grossolano, è stata addirittura sommata, anziché detrarla, la cifra da me dichiarata come spese, 235.000, portando gli utili da me non dichiarati a 775.000, quando in realtà la cifra esatta di utile e di euro è circa 35.000. L’agenzia delle entrate ha conteggiato appunto i 35.000 e non 775.000, vi rendete conto? Inoltre, anche sulla spesa dei miei soldi personali, ricevuti come indennità della Regione o in eredità dai miei genitori, la GDF ha presunto che fossero illegittimi e dovuti a entrate e/o spese non dichiarate da attività di azienda. Come se non bastasse, su queste somme ci hanno pure calcolato (anche su quanto ho speso per mangiare in un ristorante, pagare la camera in albergo , comperare un paio di scarpe o altro ) errori che ho chiarito con l'Agenzia delle entrate certificando che è stato commesso un errore e pertanto non si potrà procedere penalmente, nonostante la richiesta del pm".
"Ovviamente appena avrò chiuso la verifica in corso anche per il 2018 e 2019 con l’Agenzia delle entrate, sicuramente entro gennaio, chiederò l’archiviazione del tutto. Cosa dovuta, al di là della pessima conduzione degli accertamenti. Ovviamente sono stato ferito anche questa volta come nel caso della clinica privata, trattato come un malfattore nonostante ciò non sia assolutamente vero, il solo a pagarne le conseguenze sarà sempre il sottoscritto", conclude amareggiato.