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“La Sardegna paga un costo sociale enorme per la presenza dell’amianto nelle aree industriali dismesse. Oggi è stata l’occasione per presentare la nostra realtà regionale alla Commissione parlamentare”.
Sono queste le parole dell’assessore regionale dell’Industria Anita Pili che oggi, insieme al collega della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, e della Sanità, Mario Nieddu, che questa mattina hanno partecipato all’incontro con i deputati dell’XI Commissione della Camera al Caip di Abbasanta.
“Insieme ai sindaci del territorio – queste le parole della Pili – abbiamo sollevato il problema delle bonifiche nei siti industriali dismessi di Ottana e Marrubiu. La presenza della commissione nelle aree interessate è sicuramente un segnale d’attenzione, ma al Governo chiediamo una collaborazione sistematica per dare un impulso concreto alla soluzione del problema. Per le bonifiche occorrono nuove risorse che tengano conto delle reali necessità della Sardegna e il riconoscimento per Marrubiu e Ottana, di Sin, Siti di interesse nazionale”.
Per Lampis “La tematica delle bonifiche ambientali laddove sia presente amianto rappresenta una priorità per la Giunta Regionale: dopo l'approvazione della ripartizione di 2,3 milioni di euro a favore di Province, Consorzi di Bonifica e Abbanoa, la Regione ha ottenuto dal Governo 35 milioni di euro per interventi in strutture ospedaliere e scuole. Risorse non sufficienti a esaudire le necessità soprattutto dei privati che oggi vorrebbero intervenire sulle loro proprietà, ma ci rinunciano a causa dei cospicui costi che andrebbero sostenuti”.
“Gli ultimi dati – ha aggiunto Nieddu – indicano oltre duemila siti censiti in cui sono presenti manufatti in amianto, oltre un migliaio sono edifici pubblici. I provvedimenti adottati dalla giunta dimostrano la massima attenzione da parte della Regione per questa problematica. Quello della prevenzione è per noi un tema centrale. Ho chiesto ai membri della commissione di sostenere a Roma la proposta di scorporare la spesa per la prevenzione dal tetto del 5% del deficit. Una richiesta già avanzata e non inserita nel Patto per la Salute, ma che per noi resta un punto fondamentale: quello di veder riconosciuta la prevenzione come un investimento da parte dei sistemi sanitari regionali”.