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Un progetto alternativo alle ultime due amministrazioni comunali e agli attuali schieramenti in campo per le elezioni amministrative che si svolgeranno i prossimi 8 e 9 giugno a Cagliari. Per questo è nata “CiviCA2024”, lista civica che vede candidato a sindaco del capoluogo sardo Giuseppe Farris.
Classe 1967, avvocato, ex assessore al Personale della giunta Floris e consigliere comunale di Forza Italia, Farris ha dialogato per cinque mesi con i cittadini cagliaritani in merito a ciò che vorrebbero vedere realizzato dalla prossima amministrazione comunale e giungendo di conseguenza a stilare un programma che tratta diversi temi, di cui ha parlato ai microfoni di Sardegna Live.
Quando e perché ha deciso di candidarsi a primo cittadino?
“Ho deciso di candidarmi a sindaco di Cagliari circa un anno fa quando mi resi conto, assieme a un gruppo di amiche e amici, che non ci ritrovavamo più rappresentati politicamente nella nostra città; è stato un moto di ribellione nei confronti dell’operato della giunta di Paolo Truzzu, per certi versi perfettamente sovrapponibile a quella precedente di Massimo Zedda.
Inoltre sono stato spinto da un episodio personale: ho un unico figlio che studia fuori e che circa un anno fa, tornato a casa, a me e a a mia moglie ha comunicato che il suo orizzonte non sarebbe stato Cagliari. Ci ha dato le sue motivazioni e questo mi ha colpito molto, contribuendo a farmi prendere la decisione di scendere in campo”.
Poco tempo fa ha affermato che Cagliari non è una città sicura. Cosa intende e cosa farà per renderla più sicura se dovesse vincere?
“Intanto non lo dico io: con l’aiuto di 194 volontari, abbiamo intervistato 10.063 cagliaritani in cinque mesi, chiedendo loro quali fossero i tre principali provvedimenti che si attendono dalla prossima amministrazione comunale. Il 95,1% degli intervistati ha posto il problema della sicurezza, tanto in centro quanto in periferia. Sul nostro sito www.farrissindaco.it, è visibile il fac-simile della proposta di deliberazione che andremo ad assumere nei primi 30 giorni di governo. Dunque non un mero impegno programmatico, ma un atto concreto che verrà deliberato.
Si tratta di un pacchetto di misure incentrato sull’istituzione della figura del vigile di quartiere, che noi immaginiamo in tutti i quartieri della città; prevediamo di installare nel centro di Cagliari dei piccoli presidi fissi, dei gabbiotti in ghisa come quelli che ci sono per esempio a Roma, con la presenza visibile e tangibile della polizia locale, di cui riapriremo immediatamente tutte le sezioni territoriali che sono state chiuse. Procederemo inoltre a un’implementazione dell’illuminazione pubblica, che costituisce un deterrente contro i fatti di micro criminalità”.
Sono tanti i cantieri aperti città. Nonostante i disagi dei lavori in corso, qual è l’opera che per lei andrà a impattare positivamente sulla circolazione e quale negativamente?
“Non c’è alcuna opera che impatta positivamente. Sono stati utilizzati 300 milioni di euro dei fondi del Pnrr per bombardare la città. Noi prenderemo sostanzialmente due provvedimenti verso i principali cantieri, quello di via Roma e quello del mercato di San Benedetto, attraverso una variante in corso d’opera, e li chiuderemo nel giro di pochi mesi. Per quanto concerne il primo, la variante in corso d’opera prevede l’eliminazione del bosco orizzontale immaginato da Stefano Boeri e il ripristino delle quattro carreggiate nella corsia lato portici, mentre per quanto riguarda il mercato di San Benedetto, procederemo con un intervento di manutenzione straordinaria all’interno del mercato lasciando il profilo della struttura così com’è attualmente, quindi modificando radicalmente il progetto voluto dalla giunta Truzzu”.
Trasporti e costo degli affitti. Molti giovani cagliaritani affermano si tratti di due problemi principali della città. Come li affronterebbe?
“Noi stiamo denunciando questa circostanza da tempo. Cagliari è una città con un’età media di 53 anni e perde 1.200 abitanti l’anno, soprattutto perde la popolazione più giovane, quindi siamo seduti su una bomba ad orologeria che deflagrerà definitivamente se non si fa un’inversione di tendenza entro 15 anni, perché ciò significa che stiamo perdendo le migliori capacità di intelligenza, le migliori capacità di innovazione.
Inoltre, i giovani che abbandonano la città porteranno con sé capitali perché, nel momento in cui le famiglie di appartenenza non ci saranno più, se hanno deciso di andare a vivere altrove dismetteranno anche i beni di famiglia. Detto questo, Cagliari sta diventando una città per vecchi e per ricchi e non è quindi la città che vogliamo noi. Si possono fare degli interventi su due direzioni: una è quella del costo delle abitazioni e delle locazioni, mentre e l’altra è sul tema della popolazione universitaria.
Sul costo di abitazioni e locazioni immaginiamo di favorire, in centro storico, i tanti immobili dismessi dei privati, attraverso politiche di agevolazione da parte del Comune, muovendo al leva dei contributi comunali per favorire di conseguenza uno studentato diffuso.
Immaginiamo inoltre di poter realizzare nuovi alloggi di edilizia popolare e di favorire alloggi di edilizia sociale; sono tanti gli immobili dismessi che possono essere recuperati e realizzare così nuovi immobili, nuovi alloggi di edilizia sia popolare che sociale, senza il consumo di nuovo suolo. Ciò consentirebbe di calmierare i prezzi del mercato, favorire gli scambi e soprattutto far scendere i costi che oggi potrebbero permettersi solo le persone ricche: vivere a Cagliari è ormai un privilegio per sempre meno persone.
Bisogna inoltre considerare che Cagliari è una città con circa 50.000 iscritti all’università, ma non è una città universitaria, si devono quindi avviare politiche attive affinché i giovani rimangano a Cagliari dopo aver frequentato le lezioni e vivano in città. Il carcere di Buoncammino, per esempio, che attualmente è impiegato in parte per archivi della prefettura e della procura della Repubblica, costituisce l’anello di congiunzione perfetto tra il polo di Ingegneria e di Lettere da una parte, e il polo Giuridico-Economico e quello di Medicina dall’altra parte. Si potrebbe realizzare uno straordinario campus per gli studenti, un’area vastissima con tutti i servizi che occorrono, dalla biblioteca alla mensa ai laboratori”.
Secondo lei quali errori ha commesso Paolo Truzzu?
“Si è trattato di una politica innanzitutto perfettamente sovrapponibile a quella di Massimo Zedda. Zedda ha iniziato con le piste ciclabili che hanno solo soppresso parcheggi e non sono frequentate da nessuno e Truzzu ha proseguito.
L’identità della città è stata violentata attraverso il progetto della via Roma, il progetto del mercato di San Benedetto da una parte; dall’altra parte ha tenuto l’abbandono di tutti i beni identitari della città, dall’Anfiteatro romano alla necropoli punica, dal quartiere di Castello al Terrapieno. Ha inoltre proceduto attraverso politiche autoritarie senza consentire alcuna partecipazione della cittadinanza”.
Cosa pensa dei suoi avversari?
“Penso che rappresentino due facce della stessa medaglia. Come dicevo prima, Truzzu ha proseguito con le politiche di Massimo Zedda e Alessandra Zedda oggi è espressione di quella compagine, infatti candida con sé gli assessori della giunta precedente e tutto quel gruppo dirigente che ha governato negli ultimi 5 anni”.
Perché i cagliaritani dovrebbero votare Giuseppe Farris?
“Perché siamo in campo dopo aver ascoltato 10.063 concittadini, perché il nostro programma lo hanno scritto i 10.063 cagliaritani che abbiamo intervistato in 5 mesi, perché siamo donne e uomini liberi, non dipendiamo da alcun partito e abbiamo le mani libere per realizzare ciò che i cittadini ci hanno chiesto di fare”.