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E’ iniziata a Cagliari la settimana che apre le porte al rush finale nella corsa a Palazzo Bacaredda, dove verrà decretato il nome di chi amministrerà il capoluogo nei prossimi cinque anni. L’8 e 9 maggio, infatti, i cittadini sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Alessandra Zedda, Massimo Zedda, Giuseppe Farris, Emanuela Corda e Claudia Ortu: questi i cinque candidati a primo cittadino di Cagliari per le elezioni comunali 2024. Ai grandi partiti di destra e sinistra, che sostengono i due Zedda (rispettivamente l’ex vicepresidente della giunta Solinas e l’ex sindaco cagliaritano), fanno da contraltare le liste “alternative”, che si propongono di portare un progetto nuovo e differente, quindi appunto Farris con “Movimento CiviCA 2024”, Corda con “Alternativa” e Ortu con “Cagliari Popolare”.
Abbiamo contattato Emanuela Corda, presidente nazionale di “Alternativa”, gruppo formatosi dopo l’allontanamento della ex parlamentare dal M5S, quando la 49enne cagliaritana nel 2021 votò insieme ad altri membri pentastellati la sfiducia al Governo Draghi. Corda, come indicato dal nome del partito, scende in campo per offrire una “soluzione differente” ai cittadini. “Da decenni destre e sinistre (finte) intortano gli elettori cagliaritani con il mantra ‘ripartiamo dalle periferie’ - scriveva qualche tempo fa sui social -. Poi vai a vedere in che condizioni è ridotto San Michele (quartiere di Cagliari, ndr) e capisci che questa è terra di nessuno”. Insieme alla ex deputata abbiamo provato a ripercorrere i passi che l’hanno portata a proporsi alla guida della sua città; ecco cosa ci ha detto:
Inizierei dal suo partito “Alternativa”. Oggi corre anche contro quello stesso M5S, facente parte del campo largo, da cui ha preso le distanze. Ma se è vero che ha deciso di cambiare rotta dopo l’adesione al governo Draghi, si può dire che i suoi ideali siano rimasti sempre fedeli a sé stessi, e dunque piuttosto in linea con quelli dei pentastellati?
“Io sono rimasta in linea con quei valori che portava avanti il Movimento, ma purtroppo oggi quello di Conte non è più il partito dell’inizio, perché con quelle azioni ha dimostrato molta incoerenza. Rimango coerente: credo che la politica si possa fare come servizio al cittadino, e credo che chi legifera – quindi chi sta in Parlamento e in Regione – non debba potersi ricandidare altrove, perché il mandato, così come avevamo stabilito nel movimento che fu, è sacro e va rispettato. Questo è giusto uno dei tanti esempi che si possono fare sull’incoerenza che oggi viene portata avanti dal mio appunto ex movimento. Evidentemente loro non credono più in quei valori che io continuo a sostenere”.
Dopo la prima presidente della Regione Sardegna donna, a Cagliari potrebbe essere il turno della prima sindaca: la vede come una possibilità concreta?
“Non sono mai stata per le quote rosa: non credo che le donne debbano appartenere a una specie protetta. Penso che sia la società che debba cambiare, essere più inclusiva mettendo tutti a pari condizione. Credo che le competenze di una persona prescindano da quello che è il genere. Mi piacerebbe sicuramente vedere una donna alla guida della città, si tratterebbe di un cambiamento visto che Cagliari non ha mai avuto un sindaco donna. Ma, ribadisco, la persona meritevole è capace a prescindere, non faccio delle differenze in tal senso. Quest’anno a candidarsi sono tre donne e due uomini: vedremo come va a finire…”.
In che modo pensa di poter essere la persona giusta per risolvere le criticità individuate per la città di Cagliari, vedendo anche quanto proposto dai suoi contendenti?
“Più che credere di essere la persona giusta penso di avere una visione giusta, perché mi presento con un solo simbolo, con una proposta concreta che viene portata avanti da un gruppo solido di persone che crede in essa, non ho debiti di riconoscenza con nessuno e questo gruppo non deve rendere conto ad altri soggetti politici che potrebbero eventualmente avere delle pretese in termini di poltrone. Avere le mani libere è già una garanzia di poter portare avanti il programma con coerenza e mantenendo fede ai patti. Non credo più a questo sistema bipolare che sta portando avanti una modalità ricattatoria nei confronti degli elettori con la logica del voto utile che è utile soltanto a chi lo chiede. Nel momento in cui si dice che solo chi sta nei due schieramenti di destra e sinistra può risolvere i problemi dei cittadini, mentre gli altri sono voti sprecati, secondo me si sta adottando una strategia molto scorretta per portare avanti una campagna elettorale. Si tratta di sistemi elettorali iniqui e antidemocratici: lo abbiamo visto alle regionali, dove è stato escluso un soggetto che ha preso quasi 70mila voti e non è rappresentato in Regione vergognosamente a causa di una legge elettorale ridicola e paradossale. Chi ha concepito queste leggi evidentemente ha pensato bene di blindare un sistema che si autoconserva, favorendo anche la formazione di tante ‘listine civetta’, finte liste civiche costruite dai vari partiti per ingannare l’elettore, che poi vanno a sostenere gli assembramenti di destra e di sinistra. Basti vedere come è ridotta Cagliari, e stiamo parlando di un degrado che dura da decenni”.
Nel 2015 Cagliari risultò essere la “città più felice d’Italia”, secondo un sondaggio del 2023 scivola invece al 23esimo posto. È, dunque, soltanto colpa delle ultime gestioni amministrative o il problema è ben più radicato?
“Credo, innanzitutto, che le politiche che vengono adottate a livello nazionale e internazionale abbiano dei riflessi importanti anche dal punto di vista più strettamente locale. La crisi sui mutui, i tassi di interessi alle stelle, il costo della vita esorbitante: sono tutte situazioni che si verificano per via di congiunture economiche che hanno alla loro radice le politiche adottate. Strategie totalmente sbagliate a livello internazionale, politiche di guerra e posizionamenti geopolitici, scarsa valorizzazione delle nostre piccole-medio imprese. Mi viene in mente, ad esempio, il discorso degli affitti: piattaforme online che dal punto di vista fiscale ricevono favori importanti, eludendo anche le tasse. A livello locale, ovviamente chi va a governare rappresenta il continuum di chi poi governa a livello nazionale: sono sempre gli stessi. Prendiamo ad esempio il Decreto Semplificazioni, votato da destra e sinistra, col quale ci riempiranno di pale eoliche. Ma potrei fare tanti altri esempi: i centri commerciali a ridosso della città, la penalizzazione del piccolo commercio di prossimità, il fatto di non ascoltare le associazioni di categoria e non confrontarsi coi cittadini, fa tutto parte di un piano di destrutturazione della città. Stiamo perdendo diritti e libertà, tutto a favore di un concetto cannibalesco nella gestione delle risorse pubbliche. In ultimo, ne cito un’altra: l’idea di privatizzare – non si capisce secondo quale logica – l’aeroporto di Elmas, in attivo e in costante crescita; tutto ciò è inconcepibile. Quando si portano avanti politiche di questo tipo non ci si può aspettare che la vita dei cittadini migliori”.
Malamovida e aree periferiche abbandonate: uno dei grandi temi che da anni tengono banco nel capoluogo, come arginare questo fenomeno?
“Anche quello è figlio di un degrado che purtroppo si trascina da decenni. Parliamo sia di disordine urbano che di scarsa applicazione di regolamenti e ordinanze. C’è un senso di impunità che aleggia e al quale non si fa fronte in nessun modo. Aggiungiamo a ciò la carenza di organico, che deriva dal fatto che ovviamente anche i dipendenti del Comune non vengono remunerati nella maniera più consona. Cosa fare? Bisognerebbe intanto cercare di creare sinergie più forti con le prefetture, rafforzando il comparto della polizia urbana e integrandola con gruppi civici organizzati che possano presidiare i territori. Poi, ovviamente, sul tema stipendiale: concorsi fatti ad hoc su quelle che sono le effettive carenze, riorganizzazione degli uffici, rimettere questi ultimi in connessione. Non ultimo, andare a fare un’indagine seria sugli indicatori delle fragilità, perché se non si indaga chiaramente su quelle che sono le situazioni di degrado le diverse realtà entrano in conflitto creando situazioni di disagio. Penso ad esempio ai quartieri con un numero elevato di anziani, dove vanno ad abitare gruppi di immigrati che non sono inseriti in alcun progetto sociale e inclusivo. Anche per quanto riguarda i giovani mancano luoghi di incontro e socialità. In alcune situazioni serve il pugno di ferro: non è possibile che sino a notte fonda si possa bivaccare nelle piazze senza che vi siano adeguati controlli. Tutto ciò porta a un degrado morale e sociale”.
Che tipo di riscontro sta avendo in queste settimane? La campagna elettorale ha rispettato, finora, le sue aspettative?
“Io credo che il nostro gruppo abbia fatto, ad oggi, tutto ciò che poteva per farsi conoscere. Ovviamente con le risorse che abbiamo – siamo una lista unica e un partito giovane – non possiamo farci pubblicità dispendiose a livello economico, ma sicuramente ci stiamo confrontando con tutti: comitati civici, associazioni di categoria, cittadini e stampa. Stiamo ascoltando tutte le voci che hanno delle istanze da proporre e da condividere, anche perché credo che una delle cose che è mancata maggiormente a livello politico negli ultimi anni sia appunto il confronto e l’ascolto dei cittadini. Non si ascoltano le richieste e le esigenze, mancano luoghi di confronto e di incontro, mentre quelli di cultura sono degradati e abbandonati. Basti pensare che l’ultima amministrazione immagina di trasferire il Mercato di San Benedetto a ridosso del Teatro Lirico, in un luogo che dovrebbe essere deputato a far musica e arte. Gli amministratori, in conclusione, dovrebbero avere un contatto più diretto coi cittadini e trovare soluzione più immediate, non sempre all’ultimo momento con la scusa dei fondi europei che vanno via. Non credo che chi ha fallito possa anche risolvere i problemi. “Alternativa” ha fatto un buon lavoro nel proporre una modalità diversa di fare politica”.
Messaggio al popolo di Cagliari: perché darle fiducia?
“Chiedo di dar fiducia ad un progetto: “Alternativa” si propone di cambiare totalmente il metodo di fare politica. Si è creato un bipolarismo malato che ricatta il cittadino e lo costringe a fare una scelta: o noi o loro. Questo è sbagliato, perché nella democrazia esistono anche vie differenti da quelle precostituite che si autoalimentano e tendono ad autoconservarsi. Credo quindi che in questo “Alternativa” sia profondamente diversa, e penso che sia la scelta più libera da fare in questo momento”.