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Assessore regionale al Bilancio e alla programmazione e vicepresidente della Giunta. Il tesoretto di oltre 6.700 voti conseguito alle elezioni di febbraio è valso a Giuseppe Meloni un ruolo di primissimo piano nel nuovo esecutivo guidato dalla governatrice Alessandra Todde.
Il presidente del Pd sardo è stato il candidato dem più votato nell'Isola e il più votato in assoluto in Gallura, nonostante la vittoria del centrodestra nel nord-est. Un risultato importante per l'ex sindaco di Loiri Porto San Paolo, in Regione dal 2014. Avvocato, 45 anni fra poche settimane, è stato anche presidente del Consorzio di Gestione dell'Area marina protetta di Tavolara Capo Coda Cavallo.
Ora cinque anni al governo della Regione con numerose e impegnative sfide da affrontare e una coalizione nata in Sardegna, quella del Campo largo, che sul piano nazionale inizia a scricchiolare mentre le amministrative sono alle porte.
Abbiamo intervistato Giuseppe Meloni.
Il 25 febbraio ha registrato un’affermazione importante in un territorio che comunque continua a essere roccaforte del centrodestra, come mai?
“È un fenomeno che ha una sua storicità. Ovviamente il mio risultato personale fa piacere, ma dispiace aver contribuito solo in parte ad arginare la vittoria del centrodestra in Gallura. I motivi sono tanti. Sicuramente le dinamiche economiche del territorio: vi è un’illusione che il centrodestra possa dare risposte più puntuali alle richieste. Questo ci deve stimolare a lavorare di più dove abbiamo sofferto, non solo in Gallura, e migliorare i nostri presidi nelle periferie”.
La trentennale vicinanza di Berlusconi a Olbia fa parte di quella storicità di cui parla? E la scomparsa del leader di Fi può avere conseguenze politiche in tal senso?
“Certo, ha influito. Nella città di Olbia si registra ancora l’onda lunga connessa a quella presenza. Chiaro che col tempo sfumerà e dovremo farci trovare pronti con l’elettorato moderato che potrebbe guardare a noi con attenzione. C’è da lavorare soprattutto sulla coalizione perché tolti Pd e M5s, che hanno registrato risultati importanti, c’è tanto da lavorare”.
Ha ereditato un assessorato particolarmente complicato. Può già tracciare una linea sul percorso da fare nei prossimi cinque anni?
“C’è da lavorare sui rapporti con lo Stato che in questi giorni ha previsto ulteriori tagli verso le Regioni (in Sardegna incideranno per 50 milioni sul bilancio regionale). Abbiamo un governo che, anziché riconoscere i vantaggi dovuti per la condizione di insularità, indietreggia sugli accantonamenti e non vorrebbe compensare il minor gettito che deriva alla Regione Sardegna dalle riforme fiscali nazionali di questi anni. Bisognerà avviare nuove trattative”.
Come giudica il lavoro fatto dal suo predecessore Fasolino?
“Fasolino ha dovuto lavorare tenendo conto della contingenza. Il Covid non ha agevolato. Col fatto che ci fosse una contrazione dell’economia, e dunque una diminuzione della spesa, si sono peraltro risanati i conti pubblici. Comunque, bisogna far ripartire da subito la programmazione con riferimento al Fondo europeo di sviluppo regionale. Essere stati tre anni senza il direttore del Centro regionale di programmazione ha rappresentato un grande problema, causato non tanto dalla volontà del mio predecessore ma dalla negligenza dell’amministratore regionale tutta e in primis del presidente Solinas".
Ha fatto discutere l’affidamento della delega alla Sanità a un assessore non sardo. Non si poteva trovare un profilo di alto livello nell'Isola?
“Io sono interessato ai risultati e a quello che faremo. L’assessore Bartolazzi mi sembra un ottimo profilo, dunque attenderei prima di giudicare. I sardi non valuteranno l’operato dell’assessore in base alla sua residenza. Il giudizio sugli uscenti mi sembra ben noto, eppure stiamo parlando di sardissimi”.
Come immagina la Sardegna al termine del quinquennio che vi vedrà al governo?
“Per quanto riguarda la Sanità, spero che si metta in piedi un sistema che consenta ai sardi di non avere il terrore di finire in un ospedale costringendoli a varcare il Tirreno per potersi curare. Dovremmo finalmente avere l’attuazione del principio di insularità, facendo in modo che il diritto alla mobilità torni a essere riconosciuto. Per quanto riguarda il mio assessorato, l’obiettivo è di chiudere la programmazione 2014-2020 e concludere la programmazione 2021-2027 mantenendo in equilibrio i conti della Regione. Su questo inciderà molto la posizione che lo Stato assumerà nei nostri confronti, ma faremo valere le nostre ragioni.
Visto il successo conseguito dal Campo largo nell’Isola si era parlato di “modello Sardegna”. Poi qualcosa si è inceppato su scala nazionale.
“Essere considerati come un viatico per accordi anche a livello nazionale non ci è dispiaciuto. Il cosiddetto Campo largo è una opposizione al governo Meloni che però si è presentata divisa alle elezioni politiche di un anno e mezzo fa. Ci vuole tempo perché si cementi, ma credo che fra qualche anno si potrà presentare una valida alternativa al governo di destra che sta deludendo gli italiani”.
Gli scricchiolii nazionali possono avere ripercussioni anche sulla tenuta dell’attuale maggioranza sarda?
“Non c’erano imposizioni romane su quello che abbiamo fatto. Siamo una coalizione nata in Sardegna anche sulla base del buon lavoro comune fatto nei cinque anni di opposizione. Lo vedo molto come un Campo largo sardo”.
Amministrative. Su Cagliari il centrosinistra ha sciolto le riserve candidando Massimo Zedda, ma è in ritardo a Sassari e Alghero.
“I tempi sono importanti in un momento come questo, ma sono sicuro che anche a Sassari e Alghero troveremo la quadra a brevissimo presentando candidature eccellenti in grado di emulare il risultato ottenuto dalla coalizione alle regionali”.
A Sassari è testa a testa fra Mascia e Ganau, lei su chi punterebbe?
“Ho ottimi rapporti con entrambi. Sono due figure all’altezza e in ogni caso avremmo un ottimo candidato”.
Il M5s sta a guardare, ma non c’è il rischio che vista l’attesa cali un proprio nome sul tavolo?
Il Movimento 5 stelle ha ben compreso che il Pd ha delle figure eccellenti gradite anche al suo elettorato con le quali concorrere a una vittoria.
A Cagliari quali sono le chance di Massimo Zedda?
“Per quello che respiro in città credo che siano altissime. Non diamo nulla per scontato, ma sono convinto che Massimo parta dal vantaggio di essere stato un grande sindaco. Il suo entusiasmo è grande e nessuno può avanzare dubbi sul suo attaccamento alla città. Questo lo premierà”.