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Nel pomeriggio di oggi si è tenuto l'incontro tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia e la delegazione del Partito Radicale, composta dal segretario Maurizio Turco, la tesoriera Irene Testa, e Don Ettore Cannavera della Diocesi di Cagliari.
Al centro dell’incontro la situazione delle carceri minorili in Italia e, in particolare, l'interesse ad approfondire e fornire i dati raccolti dal Partito Radicale e da Don Ettore durante la visita in tutti i 17 istituti presenti nel territorio nazionale alla ministra.
Dall’analisi dei dati e dai sopralluoghi è emersa “l’inutilità del carcere minorile dimostrata dalla recidiva del 70%” e la necessità di individuare una soluzione diversa dal carcere, che sia basata sulla rieducazione e non sulla segregazione. “Entrare nel minorile significa avere una specie di ergastolo assicurato”, spiega Irene Testa che porta all’attenzione l’esempio della comunità “La Collina” di Serdiana, fondata più di vent’anni fa un gruppo di persone animato da Ettore Cannavera, un sacerdote che non pensa al Vangelo come dottrina astratta, ma come pratica da esercitare ogni giorno nella vicinanza agli emarginati. E che non ha mai creduto che il carcere sia la risposta da offrire ai giovani che hanno violato la legge.
“Il carcere alternativo proposto dalla Comunità risolve il problema del rispetto dei diritti umani assieme a quello della recidiva – sostiene il Partito Radicale -. Può diventare un caso di scuola che dimostra la praticabilità di un carcere rieducativo e non puramente segregativo come quello attuale. La Comunità non chiede soldi per il mantenimento dei detenuti, ma solo per la rieducazione; per questo costa meno del carcere attuale. C’è bisogno di un cambiamento di paradigma riguardo il carcere e il paradigma dev’essere la rieducazione”.
Il segretario Maurizio Turco, la Tesoriera Irene Testa e Don Ettore Cannavera, che hanno invitato la ministra Cartabia a venire in Sardegna per visitare la comunità "La Collina", non propongono di chiudere il carcere, ma di farlo funzionare secondo quanto richiesto dalla Costituzione”.
“Anche la comunità è un carcere – hanno detto infine, ma è un carcere che funziona secondo il dettato costituzionale”.