L'8 aprile 2024 Armando Bertolazzi è stato nominato assessore alla Sanità della Regione Sardegna dalla Presidente Alessandra Todde.

Laureato in medicina e chirurgia alla Sapienza di Roma, si è specializzato in patologia clinica con indirizzo sperimentale nel 1991 e istologia ed anatomia patologica nel 1999. Patologo all'Azienda ospedaliero-universitaria Sant'Andrea di Roma, si è occupato in particolare di tumori della tiroide.

Dal 13 giugno 2018 al 4 settembre 2019 ha ricoperto il ruolo di sottosegretario alla salute del primo Governo Conte.

Per conoscere meglio il neo assessore, pubblichiamo la sua storia, da lui raccontata nel 2018, quando era sottosegretario: 

“Nato a termine di parto “distocico” come si dice in gergo tecnico, hanno dovuto utilizzare il forcipe per tirarmi fuori. Sembra poi, dai racconti di mia madre che la mia richiesta di svezzamento sia avvenuta in maniera un po’ troppo decisa. L’estrema periferia romana pasoliniana degli anni 60 unitamente alla “strada”, unica scuola di vita accessibile a costi sostenibili ed alla passione per il rugby, hanno poi contribuito a determinare il mio fenotipo, non proprio da “ballerino della scala”.

Nella famiglia di mio padre c’è sempre stata la propensione per le problematiche di tipo energetico. Mio nonno vendeva il carbone a chili, e mio padre successivamente, come precursore delle politiche dell’energia rinnovabile, si è dedicato alla commercializzazione del gas liquido (in bombole) divenendo in pochi anni il “bombolaro” più famoso del quartiere, ancora senza impianti centralizzati per il gas metano.

La prospettiva di dover seguire le orme paterne dal punto di vista lavorativo (mi è bastato un solo giorno di lavoro per restare quattro giorni a letto con dolori muscolari), mi ha dato una tale carica per lo studio che ancora persiste!

Dopo una breve parentesi come pilota militare all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli agli inizi degli anni ‘80, qualcuno che mi voleva bene mi ha convinto che forse come medico avrei avuto una vita più tranquilla, o meglio…. una vita. Fallito l’ultimo atterraggio in quel di Latina con i SIAE 260 (quelli arancioni con le tips alari) presi il treno e tornai a Roma per atterrare all'Università La Sapienza. Bella scuola di Medicina a quei tempi (1982-87) dove mi sono rinchiuso mattina e sera, rapito dalla bellezza degli studi e dall'autorevolezza di quei docenti che hanno letteralmente cambiato la mia vita.

Ho conseguito la laurea in medicina e chirurgia nel 1987, nei tempi dovuti, anzi un po’ in anticipo visto che avevo contemporaneamente assolto anche gli obblighi di leva.

Mia madre, medico mancato per vocazione ma casalinga di professione, mi ha accompagnato in silenzio in tutto questo percorso, fino alla laurea e poi alla prima specializzazione in Oncologia Clinica e Sperimentale. Subito dopo la laurea sono entrato per curiosità in un laboratorio di ricerca oncologica presso l’Istituto Tumori Regina Elena di Roma…. e non ne sono più uscito!

Nei laboratori di ricerca ho speso la mia gioventù, lavorando giorno e notte, a volte dormendo solo 3-4 ore, ma la cosa sorprendente è che la mia curiosità era tale che ci passavo volentieri le vacanze, i Natali, le domeniche e gran parte delle festività. Non si trattava di un lavoro, ma di una passione così forte che ha condizionato completamente la mia vita e quella di chi mi è stato vicino.

Dopo la Specializzazione in Oncologia sono finito ad Harvard nel Centro di ricerca più prestigioso al mondo, dove ancora si ricordano dei miei protocolli di immunochimica per lo studio di antigeni tumore associati e dei miei studi struttura-funzione di un importante recettore nominato CD44.

Dopo circa due anni di studi nel paradiso della ricerca, tra i pianti ed il disorientamento totale sono tornato in Italia perché assunto come patologo con incarico a tempo indeterminato presso l’Istituto Tumori Regina Elena di Roma.

Non sono mai stato un “bambino normale” ma il mio forte disappunto per aver ottenuto il tanto anelato traguardo del “posto fisso in Italia” pagando il prezzo di lasciare Harvard non è stato effettivamente considerato “molto usuale” dai colleghi Bostoniani. Ma all'epoca mi stavo veramente divertendo in laboratorio e soprattutto iniziavo a raccogliere i frutti dei miei studi con le prime pubblicazioni di rilievo internazionale.

Nel Dicembre 1993 faccio quindi la valigia e torno in Italia per prendere servizio all'Istituto Tumori di Roma. Dopo circa tre mesi riprendo la stessa valigia e ritorno però a Boston! Vi risparmio i dettagli ed ulteriori spiegazioni in proposito!

Da questa esperienza ho cominciato a capire i notevoli danni di un altro tipo di cancro, subdolo, denominato “posto fisso” che ha bruciato generazioni di scienziati italiani sia in entrata che in uscita dal nostro Paese. Ma questo è un argomento troppo complesso per essere analizzato nel modo dovuto in una “breve storia” come questa.

Sono poi partito alla volta di Stoccolma, inizialmente ospitato in qualità di visiting scientist presso il Pathology Research Laboratory del Karolinska Institute, nella stessa sede dove negli anni 50 è stata inventata la Citologia ago-aspirativa (il Radiumhemmett). In questa nuova avventura mi hanno seguito un paio di giovani collaboratori, inizialmente supportati finanziariamente da fondi di ricerca erogati dall’AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul Cancro), uno dei quali condivideva con noi una bella casa nel bosco. Sarà stata l’aria fresca di Stoccolma, o qualche micro-organismo non identificato, sta di fatto che in sei mesi ho messo a punto e validato a livello internazionale un metodo per diagnosticare il cancro della tiroide su materiale citologico da ago-aspirato.

Tale metodo identifica in maniera molto accurata i pazienti portatori di carcinoma tiroideo e consente di risparmiare oltre il 70% di interventi chirurgici inutili per noduli tiroidei benigni. Questa è stata forse la cosa più importante che sono riuscito a fare in circa 30 anni di ricerca scientifica nel settore oncologico, ed è quella che ha dato a me ed ai miei collaboratori una visibilità internazionale inaspettata. Il metodo si usa oggi in tutto il mondo e non è stato brevettato per mia profonda incapacità commerciale. Finalmente potevo rispondere a mio padre che i pazienti in fin dei conti sono molto soddisfatti del mio operato (il topolino dal quale ho derivato l’anticorpo monoclonale necessario per il test-diagnostico in questione, lo era forse un po meno!).

Le situazioni a volte cambiano in maniera imprevedibile e diametralmente opposta! Nel frattempo completavo la seconda specializzazione in Anatomia ed Istologia patologica, tanto per restare almeno con un diploma in mano.

Tempo fa, con profonda soddisfazione, ho ottenuto l’Abilitazione Ministeriale a Professore Ordinario MED08 di Anatomia Patologica ed analoga Abilitazione per svolgere l’attività di Professore Ordinario MED04 in Patologia Generale. Tali abilitazioni sono necessarie per l’accesso alle posizioni apicali delle Università Italiane (primo Bando 2012).

Sfortunatamente però non sono mai stato contattato da nessuna amministrazione universitaria potenzialmente interessata. Da parte mia non ho mai fatto domande di concorso per l’accesso in una Accademia Italiana. Ma forse meglio così, non sarei stato in grado di reggere una tale emozione.

Qualche anno fa in realtà mi convinsero a partecipare ad un concorso internazionale per full-professor of Pathology, presso il Karolinska Institute di Stoccolma, l’Istituzione che conferisce i premi Nobel in Medicina. Sono stato sonoramente bocciato (dichiarato in realtà idoneo) posizionandomi al 3 posto su una classifica di 33 competitors internazionali, alcuni dei quali decisamente molto più qualificati di me.

Nel Febbraio 2015 sono stato inserito nella lista dei Top-Italian Scientists della via-Academy (http://www.via-academy.org) grazie all’impatto scientifico dei lavori pubblicati. Più recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità mi ha conferito la nomina di – WHO expert for thyroid Cancer , June 30, 2015.

Alla fine di Febbraio 2018, proprio quando mio padre aveva cominciato a capire che la mia attività di medico oncologo-patologo aveva sostanzialmente contribuito a migliorare le diagnosi di cancro in diversi settori dell’oncologia, ho dovuto comunicargli che a causa di un fortuito contatto telefonico con Luigi di Maio, avrei dovuto considerare la possibilità di servire il Paese in modo diverso….. Chi mi conosce sa bene che se motivato io riparto sempre a testa bassa, accetto le sfide più complesse ed in genere con un po’ di fortuna, porto a casa dei risultati.

Se mi guardo oggi indietro scopro un percorso senza precedenti: dalla borgata più difficile al Governo, passando per l’Istituto Tumori Regina Elena di Roma, per Harvard University e per il Karolinska Institute. Ciò che è incredibile per quanto mi riguarda, è che tutto ciò che è avvenuto lo devo a me stesso, alla mia famiglia ed ai miei maestri Italiani e stranieri, uniche persone che devo onestamente ringraziare, unitamente alla compagnia telefonica Vodafone che in quel fatidico giorno di fine Febbraio mi ha permesso di ricevere una proposta forte e chiara che ho accettato.

Lavorerò con voi e per tutti voi, mantenendo la memoria delle mie origini.”