L’immediata sospensione della decisione del Banco di Sardegna di chiudere nel mese di maggio le 17 filiali in altrettanti piccoli comuni sardi e l’apertura di un tavolo tecnico tra Consiglio regionale, Giunta, Banco di Sardegna, Fondazione, Anci, sindaci e sindacati per discutere il ruolo futuro di quella che un tempo era la “banca dei sardi”.

Sono le richieste illustrate dal Presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana, dai 17 sindaci direttamente interessati alla chiusura delle filiali e dai sindacati che sono stati ricevuti, questa mattina, dalla Conferenza dei Capigruppo presieduta dal Presidente Michele Pais e dagli assessori al bilancio, Giuseppe Fasolino, e agli Enti locali, Quirico Sanna.

I Capigruppo hanno assicurato la volontà unanime di bloccare i tagli e il Presidente Pais ha detto che il Consiglio regionale porterà avanti tutte le azioni necessarie per scongiurare queste annunciate chiusure .

Gli esponenti della giunta Fasolino e Sanna hanno ribadito che il primo obiettivo è quello di evitare il ridimensionamento e hanno annunciato l’intenzione da parte del Presidente Solinas di aprire un tavolo tecnico  per sensibilizzare i vertici del Banco di Sardegna  sul ruolo sociale che l’Istituto di credito deve svolgere nella nostra isola.

I sindaci hanno chiesto un’azione unitaria da parte di Giunta e Consiglio per opporsi a una decisione che accentuerebbe lo spopolamento dei loro territori già messi a dura prova da  chiusure indiscriminate anche in settori essenziali.

L’ Anci ha ringraziato il Consiglio regionale per l’approvazione, all’unanimità il 22 marzo, dell’ordine del giorno contro il taglio delle filiali e ha invitato ancora una volta   a lavorare congiuntamente per scongiurare  la chiusura che sembra ormai imminente.

All’incontro di questa mattina erano presenti anche i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e i sindaci e le sindache di: Abbasanta, Anela, Bultei, Cargeghe, Gesico, Guamaggiore, Mara, Nughedu San Nicolò, Nurachi, Oniferi, Putifigari, Ruinas, Siddi, Silius, Sini, Tramatza, Turri. 

Per tutti gli intervenuti questa decisione di chiudere le 17 filiali sarde è un campanello d’allarme ed il preludio di nuovi, pesanti tagli che non sono neanche legittimati da situazioni economiche precarie in quanto l’istituto di credito ha una solidità invidiabile.

I sindacati hanno messo anche l’accento sul ruolo sociale che deve guidare il piano industriale di un istituto di credito.  Questo ridimensionamento - hanno detto Cgil Cisl e Uil  - è sconfortante, soprattutto perché riguarda la prima banca della Sardegna . L’isola ha il diritto di far sentire la sua voce e la banca ha il dovere di ascoltarla anche perché il diritto al risparmio e l’accesso al credito sono sanciti dalla nostra Costituzione e costituiscono uno dei fattori principali dell’equilibrio economico.

Numerosi anche gli interventi dei sindaci presenti: Antonio Cappai, primo cittadino di Guamaggiore, ha detto che se il Banco di Sardegna non dovesse recedere dalla decisione di chiudere le 17 filiali inviterà i suoi concittadini a  trasferire i conti  e ha invitato anche la Regione a fare altrettanto con i  miliardi del Bilancio regionale.  

Stessi toni anche da parte del sindaco di Putifigari Giacomo Contini che ha affermato che è ora di finirla di subire: “Nel mio Comune chiudono le scuole, ci stanno togliendo la caserma, facciamo fatica ad avere l’assistenza sanitaria e adesso, mancando il parroco, ci razionano pure la Messa”.

Per il sindaco di Siddi Marco Pisanu è necessaria una forte azione di resistenza per il bene delle nostre comunità.