Secondo Alfonso Colucci, notaio, deputato M5s, vicino a Giuseppe Conte, l'ordinanza-ingiunzione che chiede la decadenza di Alessandra Todde è definita come un "provvedimento sbagliato, abnorme, illegittimo". Colucci ha espresso queste opinioni in un'intervista a La Stampa, commentando il provvedimento del collegio di garanzia della Corte d'appello di Cagliari relativo alla presidente della Regione Sardegna.

Il deputato sottolinea che per procedere con la decadenza devono essere presenti due presupposti specifici e obbligatori: il primo è avere superato di oltre il doppio il limite delle spese elettorali consentite, il secondo presupposto è la mancata presentazione del rendiconto. Entrambi non sembrano applicarsi nel caso di Todde secondo quanto dichiarato dal collegio di garanzia. Colucci critica anche coloro che sostengono la legalità di questo provvedimento, sottolineando che l'azione delle destre sembra mirare a indebolire la magistratura e a limitare i diritti dei cittadini, piuttosto che a essere realmente legalista.

Gasparri sulla decadenza di Todde

Dall'altra parte, Maurizio Gasparri ipotizza la nullità degli atti di Todde, sottolineando che la decadenza avrebbe effetto solo dopo la deliberazione del Consiglio regionale e non dovrebbe influenzare la sua attuale carica né le sue azioni. Gasparri ritiene che ogni interpretazione diversa da questa sia il risultato di mala fede o ignoranza. Inoltre, Colucci ha parlato con la presidente Todde, confermando che lei è concentrata sul servizio ai cittadini sardi e non è distratta dalla situazione legale in corso. Colucci si è mostrato fiducioso che tutto verrà chiarito nel minor tempo possibile e che la presidente uscirà rafforzata da questa vicenda.

Criticità nella gestione delle spese elettorali

Il rischio di decadenza per Alessandra Todde è stato rilevato dal Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello di Cagliari, presieduto da Gemma Cucca e composto da sei membri effettivi. Il provvedimento adottato contesta dieci pagine e sette punti relativi alla documentazione delle spese elettorali della governatrice, sostenendo che non rispettino appieno le leggi nazionali e regionali del 1993 e del 1994.

Mancata nomina del mandatario

Il Collegio ha evidenziato diverse criticità, come la mancata nomina del mandatario, la mancanza di un conto corrente dedicato alla raccolta dei fondi e l'assenza dell'asseverazione e sottoscrizione del rendiconto da parte del mandatario. Inoltre, non sono stati forniti estratti dei conti bancari o postali, né i nominativi dei finanziatori come richiesto dalle leggi vigenti.

In particolare, una fattura Enel di 153,16 euro per la sede elettorale non sarebbe stata inclusa negli atti, portando il Collegio a inviare il caso alla Procura della Repubblica per ulteriori accertamenti. L'avvocato di Todde ha sottolineato che la fattura è emersa successivamente e che la competenza di indagine non dovrebbe spettare al Collegio di garanzia.

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