PHOTO
Roma, 29 mag. (Adnkronos) - "Sconfitta netta". Dopo una riunione fiume di circa tre ore della segreteria dem, Elly Schlein non usa giri di parole davanti ai cronisti e chiama col suo nome l'esito dei ballottaggi: una sconfitta, appunto. Si salva solo Vicenza dove Giacomo Possamai, il candidato che non ha voluto big in campagna elettorale, strappa la città alla destra. Per il resto tanti segni meno. La 'caduta' di Ancona, ultima roccaforte che mai prima era stata governata dalla destra. E poi la Toscana. Nessun 'ribaltone' a Pisa, Siena e Massa che si confermano al centrodestra e un partito toscano già in ebollizione in vista delle prossime comunali a Firenze e le regionali nel 2025.
Male anche a Brindisi e al primo turno in Sicilia. Il quadro è questo e Schlein lo descrive per quello che è. La segretaria però non ammette solo il dato negativo delle urne, ma sottolinea anche il dato politico che emerge in maniera macroscopica dalla tornata elettorale: l'assenza in una coalizione alternativa al centrodestra. E stavolta Schlein è più diretta rispetto ad altre occasioni rivolgendosi alle altre opposizioni perché anche se "il Pd è primo nel voto di lista, non è per noi una consolazione. Perché è evidente che da soli non si vince".
E quindi aggiunge: "Sapevamo che sarebbe stata difficile. Non si ricostruisce, non si cambia in due mesi e non passa mai da singole persone, quindi ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia e un centrosinistra nuovo, competitivo e vincente''. Ma il Pd non può farlo da solo. "C'è da ricostruire un campo alternativo ad una destra che è divisa su tanti temi ma che quando si tratta di andare al voto si presenta unita, anche dove al primo turno era andata separata. Quindi sentiamo la responsabilità di costruire un campo che credibilmente contenda alla destra la vittoria, ma questa è una responsabilità che non riguarda solo il Pd", sottolinea Schlein di fronte alla totale assenza di iniziative comuni con altri leader a partire da Giuseppe Conte. Neanche a Brindisi dove pure i dem sostenevano il candidato M5S.
E la sconfitta nei ballottaggi riapre subito il vaso di Pandora delle tensioni dem. Tensioni mai sopite che si sono manifestate con gli addii di Enrico Borghi e Carlo Cottarelli. Con appelli e lettere, da ultima quella di 4 ex-parlamentari Alessia Morani, Titti Di Salvo, Valeria Fedeli, Alessia Rotta che richiamano alla natura riformista del Pd. "Non è immaginabile un Pd massimalista: si tratterebbe di un altro partito". E il risultato di oggi fa affiorare malumori dall'area riformista.
C'è il toscano Dario Parrini che parla al segretario regionale Emiliano Fossi, schleiniano, un po' come a nuora perché suocera intenda: va superata, scrive su Fb parlando del Pd toscano, "una gestione del partito che fin qui è apparsa immotivatamente autoreferenziale e solitaria (...) è indubbio che da parte dell'attuale dirigenza ci attendiamo un cambio di marcia immediato e percepibile, che reputiamo sia essenziale per prepararsi tutti insieme nel migliore dei modi per le europee e per la tornata di amministrative del 2024, un test di fondamentale importanza".
E poi Simona Malpezzi a cui Schlein preferì la discontinuità alla guida del gruppo al Senato indicando Francesco Boccia come nuovo presidente: "Non ho dubbi che ne discuteremo presto perché ogni sconfitta esige una riflessione". Malpezzi, come già alcuni esponenti dell'inner circle lettiano, fa notare come le passate amministrative - quelle con Enrico Letta segretario e delle vittorie nelle grandi città- ebbero un segno diverso: "Nel complesso -sottolinea la ex-capogruppo- assistiamo a un arretramento rispetto alle amministrative dello scorso anno. E se è vero che i confronti non si possono fare perché ogni elezione è storia a sé, penso che sia importante e urgente fare il punto nelle sedi opportune".