L’intesa con la Lega di Salvini. Un accordo di respiro nazionale che riportò il Psd’Az al centro dello scenario politico con l’elezione del segretario Christian Solinas al Senato e la vittoria delle elezioni regionali con lo stesso Solinas governatore. Era il 2019. Cinque anni dopo quell'equilibrio sembra essere clamorosamente saltato.

È storia nota: una legislatura difficile resa ancor più pesante dall’emergenza pandemica e terminata con il mancato rinnovo della fiducia da parte della coalizione al governatore sardista. Poi, dopo la sconfitta del suo “erede” Paolo Truzzu a febbraio, settimane di tensioni in vista delle amministrative di giugno. Un confronto aspro che ha logorato i rapporti fino alla fuoriuscita del Partidu sardu dalla compagine di centrodestra.

“Dinamiche politiche inaccettabili”, “modi che sono in spregio persino ai più elementari principi della buona educazione”, “autentica ostilità che i partiti del centrodestra continuano a riservare al Partito Sardo d'Azione". Sono le parole usate nel comunicato con cui i leader Antonio Moro e Christian Solinas hanno ricostruito le motivazioni dell’addio ai vecchi alleati.

A determinare lo strappo è stato il sostegno di Lega, Fdi e Forza Italia alla candidatura a sindaca di Cagliari dell’esponente del Carroccio Alessandra Zedda a discapito del competitor interno Gianni Chessa (quota Psd’Az).

Oggi, il presidente dello storico partito federalista, Antonio Moro, guida una stagione complessa e delicata di un soggetto politico che in ogni caso sarà determinante per l’elezione dei nuovi sindaci delle principali città dell’Isola. Da Cagliari a Sassari, passando per Alghero, si attende di capire quale sarà la collocazione dei sardisti nella prossima tornata elettorale. Abbiamo intervistato Moro.

Una settimana fa avete lasciato la coalizione. Da allora cosa è cambiato?

"Non è cambiato molto se non l’impegno delle nostre realtà locali nel ricercare la migliore delle soluzioni possibili per garantire nei piccoli e nei grandi centri chiamati al voto la migliore amministrazione possibile". 

Significa che, nonostante la rottura, valuterete anche un’eventuale adesione a liste di centrodestra?

"Anche per ciò che riguarda i Comuni con oltre 15mila abitanti Cagliari, Sassari, Alghero e Monserrato abbiamo rimesso alle segreterie locali la scelta della soluzione migliore, senza vincolo di schieramento".

Paradossalmente potrebbe verificarsi una situazione nella quale in una città starete col centrodestra e in un’altra col centrosinistra?

"Non è escluso che questo possa avvenire".

Per quanto riguarda Cagliari, comunque, è escluso l’appoggio ad Alessandra Zedda?

"L’unica cosa sicura è che abbiamo lasciato il tavolo delle trattative del centrodestra perché abbiamo riscontrato il perdurare di una certa ostilità nei confronti dei sardisti e comportamenti che sono al di fuori dei modi e delle maniere della politica e persino della buona educazione".

In effetti proprio nel nome di Zedda si è consumata la frattura fra voi e i vostri compagni di governo.

"In realtà si sono confermate una serie di dinamiche che si erano attivate in occasione della scelta sciagurata di non dare continuità al governo a guida sardista per far posto al candidato presidente Truzzu".

È ancora convinto del fatto che sarebbe stato meglio puntare nuovamente su Solinas?

"Assolutamente sì. Lo dimostrano i numeri delle elezioni sarde e il fatto che, in tutte le Regioni che saranno chiamate al voto, il centrodestra conferma i presidenti uscenti".

A Sassari il centrodestra ha ufficializzato la candidatura di Gavino Mariotti, ma alcuni esponenti del Psd’Az hanno preso parte alla presentazione della lista civica guidata da Nicola Lucchi.

"A Sassari sono in corso una serie di valutazioni che non escludono una partecipazione alle elezioni con i Civici, con la coalizione di Mariotti o anche il presentarci soltanto con i nostri Quattro Mori. Mi auguro che una volta assunte le decisioni, tutti le rispettino".

Ad Alghero, invece, il centrodestra attende di capire se ci sarà il vostro sostegno per Marco Tedde…

"I numeri dicono che ad Alghero il centrodestra con Marco Tedde ha concrete possibilità di vittoria. Per i sardisti però sarà fondamentale superare la negativa esperienza dell’amministrazione Conoci".

In Regione il Psd’Az, nonostante sia all’opposizione, ha votato per l’esponente del Pd Comandini alla presidenza del Consiglio. Lo stesso Gianni Chessa ha dichiarato di non sentirsi all’opposizione. Un atteggiamento di rottura col passato?

"Non entro nel merito delle scelte dei consiglieri regionali, ma mi piace evidenziare come nella prima seduta del Consiglio si sia riscoperto il rispetto delle istituzioni. L’attuale minoranza ha dimostrato che si può stare all’opposizione senza sberleffi e senza trasformare l’aula in un ring o in un terreno di scontro fino agli insulti".

Qual è oggi il rapporto fra Psd’Az e Lega? È ancora ipotizzabile una collaborazione per le europee?

"Il rapporto tra la Lega e il Psd’Az è sempre esistito e ritengo continuerà ad esistere perché è il rapporto tra il più antico partito federalista e il più grande partito federalista europeo. Sull’intensità dei rapporti nel contingente momento politico non mancherà di esprimersi il congresso nazionale che si svolgerà il 17, il 20 e il 21 aprile. Ciò che è importante sarà garantire al Psd’Az la possibilità di sottrarsi alla tagliola delle leggi elettorali italiane che negano la possibilità di rappresentanza a Bruxelles come a Roma".

Che svolta può segnare il prossimo congresso nella storia del partito?

"Ai sardisti spetta il compito di difendere la stagione del Psd’Az al governo e le tante cose buone fatte alla guida della Regione. Il tempo ci darà ragione e supererà la narrazione mistificatoria e strumentale che ha dato una rappresentazione per certi versi grottesca della nostra azione amministrativa. Disegneremo un percorso nuovo basato sull’aggiornamento dei programmi e l’ammodernamento dei linguaggi. Accompagneremo il partito alla chiusura di un ciclo politico per aprirne uno ancora più importante che ci dovrà portare nuovamente al governo dell’Isola fra cinque anni".

Che impressione le ha fatto la nuova Giunta regionale?

"Sono dei rombo di tuono".

Le prime parole del nuovo assessore alla Sanità Bartolazzi hanno fatto molto discutere, ma non si starà un po’ esagerando?

"Rispetto alle parole usate nella scorsa legislatura dall’allora minoranza di centrosinistra per l’arrivo in Regione di qualche collaboratore di seconda e terza fascia non sardo, quella di queste ore è acqua fresca. Ma l’ex centravanti del Cagliari non c’entra”.