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Una piccola folla di candidati concorre per il ruolo da premier dell'Esecutivo che dovrebbe venire fuori dalle consultazioni, in corso in questi giorni, presso il Quirinale fra il Capo dello Stato Mattarella e i partiti.
Il Pd sosterrà Giuseppe Conte, ma mette le mani avanti sostenendo che affidarsi a un nome è insufficiente senza il supporto di tutti. Il M5s è con l'avvocato. Ma i "costruttori", o "responsabili" che dir si voglia, sono troppo pochi per fare a meno di Italia viva che continua a fare i "capricci". Sebbene Renzi non metta veti, il feeling con Conte è difficile da recuperare.
Il nome di Luigi Di Maio è stato rilanciato dalla ministra renziana dimissionaria Teresa Bellanova. Il leader dei pentastellati denuncia tentativi esterni di rovinare il suo rapporto con Conte. Il suo nome, difficilmente rifiutabile dalle varie anime del suo partito, non incanterebbe il Pd e il neonato gruppo europeista.
Quello del presidente della Camera Roberto Fico (M5s) è un nome forte. Anche perché la sua "promozione" a presidente del Consiglio lascerebbe libera una poltrona importante. Difficile, allo stato attuale, capire se Renzi gradirebbe.
Paolo Gentiloni (Pd) è oggi commissario europeo per gli affari economici e monetari, lascerebbe dunque libero un ruolo importante in tempi di Recovery. Il M5s dovrebbe però compiere un sacrificio non indifferente per accettare la sua ascesa a Palazzo Chigi. A Renzi potrebbe non dispiacere, gli strizzano l'occhio anche gli europeisti.
L'ipotesi di un governo istituzionale è per ora la più debole.