“A rispondere dell’emergenza del nuovo Coronavirus deve essere tutto il nostro Paese. Penso ai medici, agli infermieri, ai professionisti sanitari, penso alla protezione civile, ai volontari, alle forze dell’ordine, ai nostri amministratori locali, penso ai cittadini, grazie a tutti loro per lo straordinario spirito di collaborazione. Questa sfida si può vincere insieme”.

A dirlo è oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella sua informativa sul coronavirus nell'Aula di Palazzo Madama.

“Voglio sottolineare che è la scienza e non la politica a orientare la nostra battaglia per arginare la diffusione del nuovo coronavirus. È la comunità scientifica a definire il livello di rischio sanitario.

In Italia si sono sviluppati due focolai: uno in Lombardia più vasto e uno altro puntiforme in un piccolo Comune del Veneto. Da questi allo stato di avanzamento della ricerca, derivano in massima parte i casi segnalati in altri centri del Nord d’Italia, ma anche in Sicilia e nel Mezzogiorno. È stato ovviamente attivato per ogni caso, dopo un’accurata indagine epidemiologica, il contact tracing e tutti sono stati eseguiti tamponi orofaringei. Il virus coltivato viene in queste ore sequenziato per definire puntualmente l’origine e le sue specifiche caratteristiche. Ad oggi non hanno trovato conferma le ipotesi attorno al caso zero che ha infettato il primo paziente nell’area del lodigiano in Lombardia. Sulla base dei dati che provengono, anche da altri Paesi europei, risulta evidente che aumentano quotidianamente sia le aree di contagio che il numero dei soggetti risultati positivi al nuovo coronavirus. È un quadro in continua evoluzione. Non solo nel nostro Paese che non si presta a facili previsioni. A questa incertezza di prospettiva fa però da contraltare un’evidente certezza: gli studi finora fatti, il più autorevole su 44 mila casi in Cina, hanno dimostrato che nuovo coronavirus nella stragrande maggioranza dei casi comporta sintomi molto lievi. Il paragone anche con le altre epidemie è eloquente: la Sars ha un tasso di letalità del 9,6%, il virus Ebola, la cui epidemia in corso ancora in Congo è un’emergenza internazionale di salute pubblica dell’Oms, ha un tasso di letalità stimato intorno al 50%, per il coronavirus si guarisce rapidamente, spontaneamente nell’80% dei casi. Nel 15%, dopo regolari cure sanitarie, solo il 5% presenta problemi molto gravi e il tasso di letalità è poco sopra il 2% ed in larghissima parte alle preesistenti condizioni morbose di soggetti anziani.

Perché allora ci preoccupiamo così tanto del nuovo coronavirus?

Perché a un basso tasso di letalità corrisponde un tasso significativo di contagio che in presenza di una diffusione incontrollata del virus, potrebbe colpire soprattutto la popolazione più debole e più anziana e sovraccaricare in maniera molto seria i nostri presidi sanitari. Per questo bisogna continuare a fare tutto ciò che è necessario per limitare la diffusione del contagio. Non essendo disponibili al momento farmaci o vaccini per cui comunque la comunità scientifica è a lavoro, l’isolamento dei contagiati è l’unica strada che garantisce efficacemente la riduzione della diffusione del virus. Per questa ragione il lavoro fatto in questi giorni in Italia ha avuto l’obiettivo di isolare i casi positivi e tracciare immediatamente i contatti stretti”.