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A due giorni dalle dimissioni di Mario Draghi, a quattro dal nuovo appuntamento del premier al Senato, si allontana l'ipotesi di un Draghi bis, con o senza il M5s, e la legislatura appare sempre più in bilico.
Chi meglio conosce Draghi descrive la sua posizione sulle dimissioni come "inamovibile". A ben poco servirà il pressing dei partiti, a cominciare del Pd. Di certo non aiuterà lo spettacolo che va in scena in casa M5S, dove ci si interroga su un eventuale verifica di maggioranza e salgono le quotazioni del no a Draghi a prescindere. Ma al netto di tutto, per l'ex numero 1 della Bce non ci sono più le condizioni per andare avanti, perché è venuta a mancare quella ampia convergenza tra forze politiche così diverse tra loro ma chiamate ad intestarsi un governo di unità nazionale per fronteggiare l'emergenza Covid.
l Consiglio nazionale del M5S con il leader Giuseppe Conte, inizialmente previsto per ieri sera, tornerà a riunirsi questa mattina alle 10. Dietro la decisione, la volontà di coinvolgere tutti i membri dell’organismo pentastellato, visto che ieri sera ci sarebbero state delle assenze, compresa quella del capodelegazione al governo, Stefano Patuanelli.
Una linea intanto sarebbe emersa nel confronto tra il leader del M5S Giuseppe Conte e i tre ministri pentastellati, Stefano Patuanelli, Federico D'Incà, Fabiana Dadone: confermare che, in caso Draghi dovesse chiedere un voto di fiducia alle Camera mercoledì, il M5S voterà a favore, perché sul dl aiuti l'Aventino era legato a doppio filo alla norma sull'inceneritore a Roma. Sulla fiducia, il sostegno del Movimento deve esserci.