La Regione Sardegna ha deciso di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Sicurezza (Legge n. 132, famoso decreto Salvini). 

La Giunta regionale presieduta dal Presidente Francesco Pigliaru ha approvato una delibera proposta dalla Presidenza iviene contestata la violazione di importanti precetti costituzionali e dello Statuto  della Sardegna, e rilevando al contempo la violazione di diritti dei cittadini.

«In stretto coordinamento con altre regioni italiane, rafforzati dal nostro Statuto di Autonomia – ha dichiarato Pigliaru – abbiamo scelto la strada del ricorso. Il decreto Sicurezza nasce da presupposti errati e sta danneggiando seriamente un sistema di accoglienza dei richiedenti asilo faticosamente costruito in questi anni grazie alla proficua sinergia di Regione, Comuni e Prefetture. Restiamo dell’idea che sia possibile attuare un processo di inclusione e integrazione in modo equilibrato e in un quadro di regole che non sono certamente quelle imposte con il recente decreto».

Per l’Assessore degli Affari generali, con delega ai flussi migratori, Filippo Spanu, «La Sardegna sin dall’inizio si sta muovendo in raccordo con altre Regioni, Umbria, Toscana e Piemonte in primis, perché siamo convinti che il decreto poi diventato legge genera insicurezza e crea gravi problemi ai Comuni chiamati a gestire le conseguenze provocate dalla sua applicazione. La decisione di oggi – ha chiarito – è in piena sintonia con i principi umanitari di accoglienza e solidarietà che la Sardegna ha sempre messo in pratica».

Spanu ha anche ricordato che «Con il ricorso viene data una veste nuova e più solida alle tante critiche arrivate dai sindaci, perché la ribellione a una legge ingiusta passa prima di tutto per gli strumenti Costituzionali. È quindi assolutamente improprio parlare di illegalità delle proteste, ma nel ricorso si trovano le risposte alle gravi preoccupazioni esposte dai primi cittadini, delle quali la Regione si fa completamente carico».