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Tanti i "bocciati" illustri dalle elezioni del 25 settembre. Il senatore ex 5 Stelle Gianluigi Paragone, fondatore di Italexit, promette che non sparirà dalla circolazione. "La mia forza non me l'aveva data il parlamento ma il girare per l'Italia. Farò un po' di ordine nel partito, lo strutturerò e vado avanti".
"Ho sempre continuato a fare il giornalista - spiega Paragone -, ho fondato il sito ilparagone.it, scriverò e continuerò la mia attività. E poi immagino che sarò chiamato ancora in televisione, dove andavo non tanto perché sono senatore ma perché avevo un mio punto di vista sulle cose".
Il caso più clamoroso è quello di Luigi Di Maio, ex vicepremier e ministro degli Esteri. Dopo aver metabolizzato lo choc l'umiliante epilogo del suo partito Italia Civica, Di Maio potrebbe spendere le sue carte nel mondo è della consulenza.
L'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che ha gestito l'emergenza scuola in piena pandemia, è destinata al ruolo di dirigente scolastico nella sua Siracusa dopo aver vinto il concorso cinque anni fa.
Fuori dal Parlamento dopo una vita da "senatur" anche Umberto Bossi, fondatore della Lega. Il suo stato di salute non è dei migliori, ma l'esclusione ha un peso fortemente simbolico. Salvini propone per lui il Senato a vita.
Fra i "trombati" Simone Pillon (Lega), alfiere delle battaglie anti-gender e principale avversario del Ddl Zan. Fuori a sorpresa la sottosegretaria con delega allo Sport Valentina Vezzali (Fi). Addio al Parlamento anche per l'ex ministra di Iv Teresa Bellanova.
I casa dem è andata male a Emanuele Fiano, Andrea Romano, Stefano Ceccanti, Andrea Marcucci. "Ci sta non essere rieletto nel contesto di una sconfitta epocale per il partito - spiega Romano -, non ci sono più zone di sicurezza, fa impressione ma c'è un dato di "laicità" in questo. Ora servirà del tempo per una rifondazione radicale del Pd".