"Divergenze insanabili", "non comprendo più il progetto politico". Federico D'Incà e Davide Crippa sono i primi big a lasciare il Movimento 5 stelle all'indomani della mancata deroga alla regola dei due mandati chiesta da Giuseppe Conte.

L'addio era nell'aria da giorni. Le motivazioni saranno annunciate lunedì in conferenza stampa, anche se per i due e per la ex vicecapogruppo Alessandra Carbonaro, approdata nel Misto in settimana, si parla di approdo nel centrosinistra.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà dichiara di aver "riflettuto molto in questi giorni" sulle cause della caduta del governo Draghi e rivendica il suo lavoro "dall'interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l'unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme".

"Avevo anche avvisato - spiega D'Incà - sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi".

"Un gesto molto sofferto e meditato a lungo", confessa l'ex capogruppo alla Camera Crippa. "Non comprendo più il progetto politico del M5S, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l'orizzonte comune che aveva unito il Movimento in molti anni di battaglie e di impegno politico".