Il Pd al 19% e il centrodestra a quasi il 44% hanno rappresentato una sconfitta netta. Così, a risultato definitivo, il segretario dem ha dato l'annuncio: "Acceleriamo il percorso che porterà al congresso. Io non mi presenterò da candidato".

La decisione di Letta dovrebbe anticipare l'appuntamento di circa un mese: quindi a febbraio invece che a marzo. Fino a quel momento, Letta resterà alla guida del partito, da traghettatore. Sarà "un congresso di profonda riflessione, sul concetto di un nuovo Pd" ha detto Letta. 

Come riportato da Il Messaggero, il segretario Pd si è presentato da solo in sala stampa al Nazareno: "Gli italiani e le italiane hanno scelto - ha detto - Una scelta chiara e netta: l'Italia avrà un governo di destra. Oggi è un giorno triste per l'Italia e l'Europa".

Dopo l'annuncio del passo indietro, è scattato il totonomi per la successione: non ci sono ancora candidature ufficiali. Ma vengono dati per possibili il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, la sua vice Elly Schlein, il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano. Si è fatto il nome del sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro. Mentre il primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci, ha già fatto sapere ai suoi che intende essere della partita.

Sempre secondo Il Messaggero, il segretario Pd ha comunque rivendicato la strategia iniziale: "I numeri - ha spiegato - dimostrano che l'unico modo per battere la destra sarebbe stato il campo largo, non è stato possibile non per nostra responsabilità".

Ma Letta è stato duro anche col M5s: "Il fatto che Meloni sia a Palazzo Chigi è figlio della scelta di Conte di far cadere Draghi" che, a cascata, ha provocato la rottura del patto col Pd. Per Giuseppe Conte "Letta è solo alla ricerca di capi espiatori a cui addossare la responsabilità".

Il Pd comunque è pronto a fare "una opposizione dura e intransigente", ha assicurato Letta. Il percorso del congresso dovrebbe entrare nel vivo a governo insediato.