“Sin dalle prime consultazioni del 1979 per la Sardegna le elezioni europee hanno il sapore della beffa”.

Inizia così un documento di Progetu Repùblica che aggiunge: “Nel momento storico attuale, cruciale per il futuro del nostro continente e per le sue istituzioni, i sardi rimangono nuovamente fuori dalla Storia, come accade quantomeno da 150 anni. Decisioni che comportano un impatto diretto sul presente e sul futuro della nostra terra vengono prese altrove. E per l’ennesima volta non potremo esprimere in modo diretto parlamentari che possano rappresentare in sede europea e trovare soluzioni a problemi come l’inquinamento industriale e militare, l’arretratezza del sistema educativo, il tessuto produttivo fossilizzato e schiacciato da. Un sistema fiscale ingiusto e inadeguato, l’emigrazione di massa verso nazioni e Stati che dell’Europa come noi fanno parte, ma in maniera concreta e non mediata”.

“La Sardegna, per espressa volontà della politica italiana attraverso votazioni parlamentari, condivide la propria circoscrizione elettorale con la Sicilia, una terra lontana e diversa dalla Sardegna, che condivide con noi solamente il fatto di essere una grande isola attualmente appartenente allo Stato italiano”, ribadiscono da ProgRes.

“Un sistema elettorale – a loro modo di vedere – ingiusto, antidemocratico e discriminante non consente alla Sardegna sin dal 1994 di eleggere in maniera diretta un europarlamentare. La Sicilia infatti ha un numero di abitanti di circa quattro volte superiore al nostro, ed è caratterizzata da un tessuto socioeconomico e da problemi storici in larga parte diversi da quelli della Sardegna”.

“L’Italia quindi, nonostante il Tribunale Civile di Cagliari abbia appoggiato ricorsi contro il sistema elettorale, – aggiungono –sta da decenni portando avanti la strategia di cancellare la Sardegna dall’Europa e dalle sue istituzioni. Toccherebbe alla Corte Costituzionale stabilire se la legge discrimini i diritti dei sardi rispetto a quelli delle altre minoranze linguistiche presenti nello Stato italiano”.

A loro modo di vedere “Questa questione solleva per l’ennesima volta l’attitudine centralista dei partiti di centrosinistra e centrodestra che a turno governano la nostra nazione da decenni e che mai hanno sentito l’esigenza di raggiungere obiettivi e scopi utili ai sardi”.

“Ma la responsabilità di tale situazione – rimarcano –, fatta spesso di taciti consensi e da connivenze vergognose, è in larga parte anche a carico dei politici sardi della destra e della sinistra unioniste che da sempre vengono delegati dai sardi per amministrare la nazione sarda tutelando gli interessi dello Stato italiano”.

ProgRes ribadisce come “Prima delle scorse elezioni europee del 2014 i deputati sardi eletti nei partiti italiani sono riusciti ad esempio a chiedere l’approvazione del collegio elettorale europeo unico per la Sardegna a soli due mesi dalle elezioni. Sorprendente come ogni volta i parlamentari sardi dimostrino la stessa incapacità di lavorare per il bene comune dei sardi. Sconcertante come riescano a far prevalere il feticcio dell’appartenenza di partito rispetto all’interesse della loro nazione che dovrebbe avere nell’Europa e nelle sue istituzioni il punto di riferimento per la pianificazione del proprio futuro”.

“Il diritto dei sardi alla rappresentanza diretta nelle istituzioni europee – secondo il loro punto di vista – non è tra le priorità dei partiti italiani e delle loro succursali sarde. Non si tratta di un fatto casuale ma della precisa volontà di non trovare soluzioni nonostante negli scorsi anni si fossero presentate le condizioni tecniche (maggioranze, numeri, istanze bipartisan e governi di larghe intese) per approvare in poche ore un semplice disegno di legge che imponesse allo Stato lo scorporo della Sardegna dal Collegio Isole con la Sicilia”.

“La battaglia politica sarda – proseguono – si gioca oggi su un terreno politico imbrigliato da una mentalità fossilizzata e autoghettizzatasi nel corso degli anni. Un terreno politico nel quale alle beghe dello Stato centrale la classe politica sarda unionista consente di soverchiare le necessità storiche del nostro territorio nazionale relegandolo in un ruolo marginale rispetto ai centro decisionali, distanziandolo dalle correnti storiche e sociopolitiche che percorrono il vecchio continente, con il benestare di un elettorato disinteressato e disilluso”.

“Questo terreno politico sardo necessita di una scossa – sottolineano -. Noi indipendentisti stiamo lavorando con costanza e coerenza per dare alla Sardegna la centralità che merita. La centralità che spetta alla nostra nazione: nel governo della Regione Autonoma, proponendo la modifica dell’attuale vergognosa legge elettorale e in ambito europeo, tentando di sensibilizzare per unire le forze e dare all’elettorato sardo la possibilità di eleggere i propri rappresentanti in Europa”.

Per loro “La Sardegna è una nazione senza Stato e, facendo parte suo malgrado dello Stato italiano, è una minoranza linguistica, riconosciuta anche dalla Costituzione dello stesso Stato italiano. Come tale va legalmente considerata. Tutte le nazioni europee sono rappresentate nel Parlamento di Bruxelles. Si arriva persino a casi in cui la piccola minoranza germanofona del Belgio, composta da due piccoli cantoni e abitata da 71 mila abitanti ha il diritto di eleggere direttamente un proprio rappresentante”.

“Per fare dei semplici e brevi esempi – dichiara ProgRes – vogliamo sottolineare che piccole repubbliche indipendenti possono vantare una rappresentanza di parlamentari europei di notevole entità, tanto più se mettiamo a paragone il loro numero di abitanti con quello della futura Repubblica di Sardegna: Malta con 437 mila abitanti, il Lussemburgo con 602 mila abitanti, l’Estonia con 1,3 milioni di abitanti, Cipro con 1,1 milioni di abitanti eleggono 6 eurodeputati a testa. La Slovenia e la Lettonia, con circa 2 milioni di abitanti ciascuna, eleggono 8 eurodeputati a testa”.

“La questione politica – questo è il loro punto di vista – è tuttavia più ampia di quella relativa alla rappresentanza nel Parlamento europeo. Progetu Repùblica lavora per costruire assieme agli altri popoli europei un’Europa diversa, non al servizio della burocrazia finanziaria e bancaria ma a tutela dei diritti di tutti i cittadini. Siamo consapevoli che per avviare un serio processo di trasformazione delle istituzioni comunitarie non sarà sufficiente il riconoscimento di una nostra rappresentanza diretta nel Parlamento. Ben altra influenza si potrebbe avere disponendo dei poteri e delle prerogative di una piccola repubblica indipendente, sia per quanto riguarda gli aspetti politico-istituzionali, sia per la possibilità di incidere sugli assetti economici e di programmazione dei fondi strutturali.

“Progetu Repùblica ritiene fondamentale l’esercizio democratico del voto. È un preciso dovere dei cittadini esprimere la propria opinione ed è per questo che da sempre abbiamo invitato i nostri attivisti e sostenitori a recarsi sempre e comunque alle urne europee, per dare un messaggio, per compiere un gesto simbolico, quanto forte, di annullamento della scheda o di non ritiro della stessa. L’unico astensionismo che la nostra forza politica può sostenere è – dichiarano – quello consapevole, vissuto e agito come atto di dissenso pubblico e argomentato verso la società”.

“Nel recente passato in occasione delle elezioni europee Progetu Repùblica ha lanciato iniziative di vario tipo. Abbiamo invitato gli elettori sardi a sottoscrivere online una lettera che il nostro ufficio stampa ha poi inviato agli uffici preposti dell’Unione Europea. La lettera illustrava l’antidemocratica situazione legislativa italiana in tema di elezioni europee e di diritto alla rappresentanza europea della nazione sarda”, queste ancora le loro parole.

“Abbiamo dato simbolico appoggio – sottolineano da ProgRes – ai partiti indipendentisti europei delle nazioni senza Stato in grado di eleggere direttamente propri rappresentanti nel Parlamento europeo, sicuri del fatto che essi, e non i sardi unionisti eletti grazie ai votanti siciliani, possono farsi interpreti e difensori delle istanze dei popoli verso la costruzione di un’Europa nuova: più giusta, rispettosa dei diritti individuali e collettivi, più equa, maggiormente attenta alle crescenti diseguaglianze sociali, più degna, meno asservita agli interessi finanziari delle banche e più votata alla costruzione di nuovi diritti di cittadinanza”.

“Anche in questa occasione – concludono – la nostra speranza è che l’indipendentismo democratico e nonviolento europeo possa avanzare e affermarsi, interprete e speranza dell’unico reale argine ai movimenti xenofobi e alla prepotenza di Stati come il Regno di Spagna. Per il diritto a decidere”.