PHOTO
Roma, 11 set. (Adnkronos) - E' la prima assemblea nazionale di Fdi dopo la conquista di Palazzo Chigi, una corsa solitaria -impensabile fino a qualche anno fa- che ha consegnato alla guida del paese la prima presidente del Consiglio donna. Sarà lei, l'ormai ex underdog Giorgia Meloni, ad aprire domani l'assemblea del partito in via Alibert, il centro convegni nel cuore di Roma. Per fare il punto con i suoi e dare il la ai congressi, per ora solo provinciali. Un primo passo da compiere entro fine anno per continuare a strutturare il partito e tracciare la rotta, in una navigazione che potrebbe diventare più turbolenta con l'avvicinarsi delle elezioni europee. Si tratta di un appuntamento nell'aria già da tempo, viene rimarcato in via della Scrofa, e che nulla ha a che fare con le rimostranze di Fabio Rampelli e dei cosiddetti 'gabbiani' di Fdi.
Meloni serra i ranghi rivendicando come il suo partito non abbia cambiato né intenda cambiare pelle, anche se ormai alla guida della nazione. In Fdi è netta la convinzione che, nella sua relazione introduttiva, domani la premier non si soffermerà più di tanto sull'azione di governo e sulle prove che attendono l'esecutivo -per questo, l'appuntamento è il 25 settembre all'Auditorium della Conciliazione, stessa location che ha segnato la nascita di Fdi nonché la frattura scomposta del Pdl con quel 'che fai, mi cacci?' gridato da Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi - bensì sulle prospettive, le iniziative e le prossime sfide che attendono il partito.
Un partito di rottura, che nel tempo ha cambiato pelle passando dall'esser l'unico bastian contrario del centrodestra al governo Draghi a prima forza politica al timone del paese. Con un diktat, un mantra o meglio un must che per Meloni deve restare sempre lo stesso, 'fare gli interessi degli italiani' che domani ripeterà con forza ai suoi. Rigettando indietro le accuse di chi, dall'opposizione, le rimprovera 'giravolte' e inversioni di rotta. Facendo leva sulla collocazione saldamente atlantista, la prudenza sui conti e il 'savoir faire' nei rapporti con l'Europa che segnano la strada di una nuova Fdi, meno di lotta e più di governo. Ma Meloni non ci sta, e domani -alle 9.30 in punto, davanti a 400 delegati, porte chiuse ai giornalisti e nessuna diretta streaming- rivendicherà la coerenza delle partite giocate fin qui con i dettami del partito.
Guardando al futuro e alle prossime sfide che attendono i Fratelli d'Italia. Compreso il test elettorale delle europee, tra i temi che verranno affrontati nell'assemblea di domani. Difficile, tuttavia, che la premier sciolga la riserva sull'eventuale scelta di candidarsi come capolista o che arrivi l'annuncio della discesa in campo -per un seggio a Bruxelles- della sorella Arianna, ormai data quasi per scontata dai più: "non sarebbe certo quella di domani la sede più adatta...", si ragiona nel partito.
Dove l'obiettivo, per l'appuntamento elettorale ormai alle porte, è non registrare battute d'arresto rispetto a settembre dello scorso anno se non arrivare a superare il risultato messo a segno da Meloni e i suoi alle politiche: raggiungere quota 30% sarebbe l'optimum. Consegnando a Fdi un ruolo di tutto peso nei nuovi equilibri europei e allontanando, numeri alla mano, lo spauracchio di essere un partito 'meteora', capace di incredibili scalate e rovinose picchiate.
Un rischio che, per la leader, si scongiura restando "fedeli a noi stessi e agli italiani, quelli che ci hanno votato ma anche quelli che non lo hanno fatto: sono gli unici a cui il partito debba rendere conto". Ed è questo il messaggio che domani Meloni si appresta a consegnare ai suoi.