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«Ridacchiavano, quando noi del Partito dei Sardi sollevavamo striscioni dentro il Parlamento Sardo per ricordare che il governo italiano tratteneva illegalmente gli accantonamenti e con arroganza impugnava la legge sull'Agenzia Sarda delle Entrate».
A dirlo è in una nota Franciscu Sedda, Presidente nazionale del Partito dei Sardi che alle prossime elezioni regionali sosterrà la candidatura a Governatore di Paolo Maninchedda.
«Storcevano la bocca – ha aggiunto –, quando noi del Partito dei Sardi per denunciare la slealtà dello Stato rimanevamo seduti durante l'inno nazionale italiano alla presenza di Mattarella. Stavano in silenzio, quando noi del Partito dei Sardi chiedevamo a tutti, sinistra e destra, indipendentisti e non, di unirsi in una lotta di popolo per far valere i diritti dei sardi e del nostro Parlamento, ma soprattutto per ridare alla nostra gente dignità e risorse».
«Oggi, oggi – ha proseguito Sedda – che cambiato governo resta l'atteggiamento scorretto, offensivo, cinico di uno Stato che per rispondere alle istituzioni sarde ci mette più che un piccione viaggiatore per attraversare il Tirreno, oggi che dentro la missiva ci manca poco che ci scrivano "poba", oggi più che mai in tanti dovrebbero pensare ai loro errori passati e iniziare a cambiare atteggiamento nel presente».
«Perché – ha rimarcato – continuare ad attaccare le istituzioni sarde mentre lo Stato italiano si espone platealmente nella sua scorrettezza storica verso i sardi è di una miopia allucinante. Perché fare polemica per due voti fra sinistra, destra, cinquestelle quando questo andazzo ha riguardato ogni governo e di ogni colore è un'ipocrisia cinica e colpevole».
«Perché – ha sottolineato – iscrivere le somme dovute al nostro bilancio è un atto nuovo e forte. Ma la guerra si vince solo ragionando e agendo con indipendenza: dando potere all'ASE, invertendo definitivamente i flussi delle entrate, costruendo le strutture del nostro Stato, realizzando sa Repùblica al servizio dei cittadini di Sardegna».
«Pensateci – ha concluso Sedda -. Perché per aiutare davvero i sardi bisogna saper stare in silenzio quando serve. Bisogna saper stare seduti quando è il momento. Bisogna alzarsi in piedi e camminare insieme quando è l'ora».