Arriva una doccia fredda del nuovo governo Conte Bis sulla vertenza entrate tra Stato e Regione Sardegna. L’esecutivo giallorosso ha infatti dato parere negativo alla restituzione dei 536 milioni, resistendo in giudizio.

Sul tema è intervenuto il presidente di Anci Sardegna e Sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana che dichiara: “Non ho bisogno, come non lo hanno i sindaci sardi, di giustificare questa posizione poiché da anni, almeno dal 2007, ci battiamo per ottenere dallo Stato italiano ciò che ci spetta: né un euro in più néun euro in meno”.

“Vogliamo il rispetto delle regole statutarie e costituzionali – rimarca Deiana –, vogliamo il rispetto, sulla questione “accantonamenti” dei pronunciamenti della Corte Costituzionale che li rende “limitati nel tempo” e non costituzionalizzati. Non ho quindi nessun imbarazzo a schierare Anci Sardegna a fianco della Regione, della Giunta e (spero e auspico) di tutto il Consiglio Regionale unito senza distinguo alcuno”.

“Chiedo, anzi, – aggiunge – che il Presidente Pais convochi una seduta del Consiglio Regionale aperta alle articolazioni della società sarda per concordare una risposta di popolo e non di palazzo o meramente politica. Ricordiamo, come comuni sardi, che la vertenza entrate non si esaurisce col tema “accantonamenti”, ma riguarda in maniera poderosa i tagli che i comuni sardi hanno subito fra il 2009 e il 2015, una cifra che supera i 400 milioni annui”.

“Auspichiamo – queste ancora le sue parole – che la vertenza riguardi queste cifre, frutto del lavoro di Anci Sardegna e ben note nelle stanze di via Roma, che hanno tolto ai comuni e alle comunità molte possibilità di frontale una crisi economico-sociale senza precedenti. Occorre, a mio modo di vedere, che si apra una Vertenza Sardegna che inglobi le emergenze economiche, ambientali, del lavoro, dell’insularità, della mobilità, dell’istruzione e se ne faccia un “vangelo laico” per tutte le forze politiche che operano in Sardegna”.

A suo modo di vedere “Serve, come abbiamo più volte detto restando, tuttavia, inascoltati, un nuovo “Congresso del Popolo sardo” che determini, senza sconti, ciò che la Sardegna vuole essere nei rapporti con lo Stato, l’Unione Europea, il Mediterraneo. Un incontro fra forze politiche e sociali, fra partiti e sindacati, fra Regione e comunità locali, che abbia la Sardegna al centro dell’agire politico. I comuni sardi ci sono. Basta ascoltarli, qualche volta”.

Duro anche il commento di Giuseppe Fasolino, Assessore regionale alla Programmazione: “Come avevamo preso atto positivamente degli impegni assunti dal precedente Governo sulla vertenza entrate, dando la disponibilità per firmare un accordo nei primi giorni di questo mese, prendiamo atto che il primo provvedimento del Conte bis è invece la decisione di costituirsi in giudizio nel ricorso promosso dalla nostra Giunta per difendere le casse dei sardi dalle scorribande dell’esecutivo di turno”. 

“Se si intende abbandonare ancora una volta la strada maestra – denuncia Fasolino –, ovvero quella di una leale collaborazione tra Istituzioni, non ci faremo intimorire e siamo pronti a dare battaglia sia sul piano politico che su quello giurisdizionale. La Costituzione e lo Statuto sardo parlano chiaro: gli accantonamenti, così come stabiliti da Roma, sono illegittimi e lo sono anche le riserve erariali. Altrettanto chiare sono le pronunce della Corte Costituzionale che riconoscono le ragioni della Sardegna. Il ritorno al Governo di quel Partito democratico che nel 2014 firmò il famigerato accordo ‘patacca’, che ha sottratto oltre 3 miliardi alla nostra Isola, non troverà da questa parte del mare la sponda cui si prestò la precedente Giunta regionale. Difenderemo in ogni sede l’Autonomia della Sardegna e le risorse necessarie per esercitarla”.