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Archiviata l'avvincente parentesi elettorale, in Sardegna si delineano nuovi orizzonti e prospettive, che nel prossimo quinquennio vedranno una Giunta di centrosinistra tornare al governo dell’Isola. Il testa a testa fra Paolo Truzzu e Alessandra Todde ha lasciato, lo scorso 26 febbraio, gli elettori col fiato sospeso sino agli ultimi giri d'orologio, finché i dati raccolti e trasmessi dal portale della Regione non hanno fatto emergere con chiarezza il successo della candidata del campo largo. Sessanta i membri che andranno a occupare i posti nel nuovo Consiglio regionale della Sardegna, fra nuovi volti e grandi esclusi, passando per le conferme: di quest’ultima categoria fa parte Salvatore Corrias, 51 anni, originario di Baunei, di cui è stato anche sindaco. Dopo l’esperienza da consigliere di minoranza nella giunta Solinas, infatti, per il candidato del Pd è in arrivo il secondo mandato, stavolta tra le file della maggioranza, grazie ai circa 3200 voti raccolti domenica scorsa, 25 febbraio, nel giorno della chiamata alle urne.
Abbiamo intervistato il consigliere ogliastrino, che ai nostri microfoni si è aperto a numerose considerazioni, fra passato, presente e futuro della Sardegna. Ecco, qui di seguito, le sue parole:
Una riflessione riguardo l’esito delle elezioni: quello che era nato come un “esperimento” del campo largo si è rivelata una formula vincente. Può essere il primo passo verso una collaborazione proficua?
Credo di sì. Un esperimento che non può rimanere in laboratorio, ma che deve avere degli esiti pratici nella misura in cui saremo capaci di dare esecuzione a tutti i punti programmatici, o almeno a buona parte di essi, sui vari temi che finora abbiamo portato avanti in campagna elettorale. Credo che possa uscire dal laboratorio perché appunto troverà applicazione nel momento in cui si faranno le scelte più giuste, laddove ci sono i temi più critici – Sanità, Trasporti, Lavoro, Istruzione – e laddove credo che ci siano tutti i presupposti per poterlo fare. “Bonu principiu e mengius fine”, diciamo. Se si inizia bene, come credo che si farà, si potrà proseguire meglio e allora quell’esperimento diventerà realtà applicata.
Al di là dei cauti ottimismi e delle dichiarazioni rilasciate a singhiozzo, quando avete capito che avreste vinto il testa a testa elettorale?
Lo abbiamo capito nel momento in cui anche dall’altra parte è stata dichiarata la resa. Lì ci siamo resi conto che anche loro avevano realizzato che non c’era più storia. Certo, è stato faticoso, perché dagli annunci ufficiosi dei primi dati di Cagliari abbiamo visto poi la risalita affannosa, ma preoccupante, del centrodestra nei dati comunicati dalla Regione. Nel momento in cui abbiamo assistito a questa stessa risalita un po’ ci siamo preoccupati, poi nel tardo pomeriggio abbiamo capito che i numeri erano dalla nostra parte.
Lei è stato uno dei candidati a consigliere più votati con circa 3.200 preferenze. Come leggere questi numeri?
Io ho sempre detto che la politica non è un fatto personale: non sono voti miei, sono voti accreditati al Partito Democratico, o meglio, a quella comunità che è il Partito Democratico, per i valori che rappresenta. Proprio su quei temi di cui parlavamo (sanità, trasporti, lavoro, istruzione), io ho provato a condurre da consigliere di minoranza in questi anni un po’ delle mie e delle nostre battaglie, per il territorio ogliastrino e non solo. Mi sembra che i cittadini abbiano colto la portata di quelle battaglie, e ora si aspettano, a proposito di esperimenti, che si arrivi a un esito utile a ripagare le attese e, si spera, a risolvere i problemi. Credo che quei 3200 voti siano tutti nella fiducia che i cittadini ci vogliono dare e che ci hanno dato.
Dopo la sua parentesi come consigliere di minoranza si prospetta una nuova sfida, stavolta nello schieramento di maggioranza. Cosa porta con sé dall’esperienza dell’ultimo mandato?
Intanto il riconoscimento onesto che non c’è nulla di facile, che nel momento in cui i problemi si individuano e ci sono bisogna provare a prospettare soluzioni. Quei problemi li conosciamo, c’è stata la lunga parentesi Covid che ci ha provati sotto ogni profilo, ma che non poteva essere un alibi di chi ha governato male la Sardegna negli ultimi cinque anni. Noi non cercheremo alibi, ma quell’esperienza ci ha aiutato a capire che c’è tanta gente che soffre, che ci sono tante povertà sommerse, che ci sono gli ultimi, i più deboli e vulnerabili, che aspettano il conforto della politica. La politica è rintracciare la soluzione ai problemi e stare dalla parte degli ultimi. Speriamo di dare risposte certe con leggi praticabili e sostenibili. Leggi se ne fanno tante, spesso non le si applica, o perché scritte male, o perché appunto non hanno profili di praticabilità adeguati. Quindi è importante ottimizzare il sistema, portarlo a fattore e a valore comune in modo tale che si dia beneficio alla comunità a partire proprio dagli ultimi.
Oltre al compito di soddisfare al meglio le esigenze dei sardi, per Salvatore Corrias quello più “intimo” di trasmettere ai vertici le problematiche della sua Ogliastra, da dove iniziare?
Sicuramente dalla Sanità. Non vogliamo fare grandi riforme, vogliamo ottimizzare l’esistente, migliorarlo, riorganizzare ciò che non funziona. Abbiamo praticamente mezzo ospedale chiuso, non si può più nascere in Ogliastra: una cosa abominevole. Bisogna far ripartire il Punto Nascite, abbiamo il reparto di Cardiologia chiuso, quello di Ortopedia praticamente a mezza funzione, altrettanto per Anestesia, un Pronto Soccorso che affanna. Serve riorganizzare il tutto facendo rete, puntando sulla multidisciplinarità e sull’interterritorialità, dando buoni motivi ai medici di investire sulla propria professionalità. Le Infrastrutture: investire sulle strade provinciali, su cui la vecchia Giunta non ha investito un centesimo. Non abbiamo ferrovie. Serve rafforzare la fibra ottica, la banda larga. Poi senz’altro sarà importante promuovere tutte le iniziative utili a stimolare i giovani affinché mettano su imprese nel campo del Turismo, grande motore economico e sociale, secondo un’ottica di sinergie e partnership tra pubblico e privato. Parlando di Trasporti, sicuramente fare in modo che il porto di Arbatax esca dalle nebbie: non si può più tollerare che ci sia una nave che parte solo due volte alla settimana alle 2 di notte, che bastino leggere intemperie per far sì che la nave dirotti direttamente su Cagliari. Ci sono troppe cose che non funzionano, e a volte basta uno sforzo onesto e praticabile per risolvere i problemi, senza fare promesse. Infine l’Istruzione: abbiamo bisogno di un sistema a livello regionale utile a garantire le autonomie scolastiche, credo che debba essere una delle prime cose che la prossima Giunta deve fare.
In fase di campagna elettorale Alessandra Todde è riuscita a strappare la fiducia del popolo. Quali sono stati i punti programmatici che hanno convinto la gente a scegliere lei?
Intanto lei per prima, perché donna, donna apprezzata, donna preparata, donna “barbaricina” e donna di mondo, nel senso che conosce molte realtà oltre l’Italia. Poi, senz’altro la prossimità e la vicinanza alle persone al di fuori degli slogan. E’ stata una campagna elettorale utile a farsi conoscere e a far conoscere le qualità nostra candidata. I punti programmatici sono senz’altro un po’ quelli che ho indicato precedentemente: rafforzare la rete ospedaliera; fare il possibile per tenere aperti tutti i presidi; fare in modo che i giovani abbiano mille motivi per rimanere in Sardegna, sia per studiare che per formarsi e mettere su una professione; gestire al meglio tutte le politiche sull’energia, che spesso hanno suscitato interpretazioni non corrette. Parlo chiaramente di tutto ciò che la transizione ecologica oggi ci impone in termini di potenziamento di tutti gli strumenti atti a diffondere energie rinnovabili. I punti forti della campagna elettorale di Alessandra Todde sono quelli che abbiamo fatto nostri: una politica che punti molto ad un welfare e ad uno stato sociale che pensi ai più deboli e ai più vulnerabili. Una politica che, inoltre, punti molto ad un tema che è quello della lotta contro lo spopolamento; le nostre comunità si stanno svuotando, non si può più pensare che il bonus bebè risolva i problemi. Ci vogliono politiche strutturate, organiche, lungimiranti, atte a fare in modo che se una giovane famiglia sceglie, facciamo un esempio, di far nascere il proprio figlio a Belvì poi abbia buoni motivi per restarci, così come dovrebbe essere in tutte quelle comunità che sono piccole stelle della galassia Sardegna.
Questo successo potrebbe sortire, secondo lei, un effetto domino dapprima sulle regionali in Abruzzo, Basilicata e Piemonte, e poi in ottica amministrative in Sardegna ed europee a giugno?
Credo che intanto possa avere un effetto domino, appunto, nelle prossime consultazioni regionali, perché a proposito di esperimento politico questo è un laboratorio che può funzionare se gestito al meglio. Io sono fiducioso che quello che stiamo provando a fare noi possano provare a farlo anche altrove. Le europee saranno una grande sfida per il Pd, un banco di prova per confermare la propria riconoscibilità in termini di campo largo, di centrosinistra, di rappresentanza di quei valori che ultimamente la destra ha cercato di oscurare proponendone altri. Così come credo che anche a livello amministrativo i prossimi appuntamenti, Cagliari e Sassari, possano essere un buon banco di prova. Visto l’esito di queste elezioni regionali sono fiducioso affinché possano vederci nuovamente vittoriosi.
Una riflessione finale sulla situazione dell’Isola: cosa devono aspettarsi i sardi dal prossimo quinquennio? Lei si sente di fare qualche promessa senza il rischio che non venga mantenuta?
I sardi si devono aspettare una Sardegna migliore, peggio di così non si può. Credo che i sardi vogliano potersi spostare con più facilità, con soluzioni migliori che garantiscano davvero la continuità territoriale per tutti. Credo inoltre che debbano avere il sacrosanto diritto, universalmente riconosciuto, a potersi curare in Sardegna, o laddove non possono curarsi devono poterlo fare altrove in tempi utili e ragionevoli. I giovani devono aspettarsi soluzioni utili a rimanere qua, quindi a investire sulle proprie risorse. Con questo governo possono aspettarsi cose buone, non so quante ma buone. Non sono solito promettere, non l’ho fatto in campagna elettorale e non mi sento di farlo nemmeno adesso. Posso solo dire che ci metteremo tutto l’impegno, e ce lo metteremo proprio su quei temi che nel corso di questa intervista abbiamo percorso, aumentando il potere contrattuale che proviene da quella specialità e da quell’insularità che vengono spesso sbandierate e mai applicate, soprattutto su alcuni temi: sul governo del territorio, sulla gestione anche legislativa di tutte quelle procedure che servono a tutelare la nostra specialità. Parlo di scuola, di sistema formativo ed educativo, e parlo di trasporti: la continuità aerea funziona male e quella marittima peggio. La Sardegna deve avere una forza contrattuale maggiore sia in Italia che in Europa; quindi, credo che su questo dobbiamo puntare e mettercela tutta con quella coesione che serve al campo largo e che sarà utile ai sardi.
Qualche settimana fa Corrias è stato ospite ai nostri studi per la dodicesima puntata di Regionali Live: