Campagna elettorale anomala, che si avvia alla conclusione, anche in Sardegna. Anomala per l'assenza di comizi in piazza, forse per il clima rigido di questi giorni, i candidati sardi sono rimasti orfani di numerosi big della politica nazionale.

Niente visite di Berlusconi e Renzi, compensate dagli arrivi Matteo Salvini (Lega) di Luigi Di Maio per M5S (due volte), di Benedetto della Vedova (oggi a Cagliari con Emma Bonino in diretta telefonica) e di Giorgia Meloni, giovedì scorso, per citarne alcuni. I 250 candidati sardi, rappresentanti di 17 partiti, hanno usato molto il web e Whatsapp per farsi conoscere e arrivare capillarmente agli elettori, senza disdegnare sale e incontri riservati.

Numerosi anche i dibattiti organizzati on line dalle testate regionali, soprattutto con le dirette su facebook, che in alcuni casi hanno visto l'abbandono dei candidati infastiditi dalle domande dei giornalisti. L'assenza dei big ha forse fatto scattare quella 'vecchia' campagna elettorale fatta di chilometri macinati in auto, spostamenti veloci da un paese all'altro, come nel caso di Bruno Murgia, candidato nel collegio uninominale di Nuoro per Fdi. ''Ho incontrato decine e decine di persone, un'esperienza ancora bellissima'', racconta Murgia, che oggi accompagnerà Guido Crosetto per le strade di Nuoro.

Idem per il leader di Forza Italia Ugo Cappellacci, che ha battuto a tappeto tutta l'isola e il collegio di Cagliari, così come Luciano Uras, senatore uscente di Sel-SI e candidato con il Pd nel collegio per la Camera di Cagliari. I candidati non hanno alzato i toni e non si sono registrate neppure tensioni tra antifascisti a parte l'allarme per la revoca della concessione a CasaPound di uno spazio pubblico di Cagliari per la presentazione dei candidati, poi concessa su ''suggerimento'' della Prefettura. Qualche malumore si è registrato in Consiglio regionale da parte dei Rossomori che, dopo aver appreso della candidatura al Senato del Presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd), ne hanno chiesto le dimissioni.

 

Poi la polemica si è stemperata, così come quella tutta interna a LeU per l'imposizione da Roma di Claudio Grasso. Il deputato Michele Piras, uscente ed eletto con Sel alla Camera, ha ritirato la sua disponibilità alla candidatura dopo la scelta del movimento di candidare Grassi in Sardegna, nel collegio 'sicuro' Sardegna-Centro sud. Insomma, una tornata elettorale segnata dall'assenza di big e per la prima volta nella storia dell'Autonomia della Sardegna dall'assenza sulle schede elettorali del vessillo del Partito sardo d'Azione, confluito nelle liste della Lega.

 

Fatto questo che ha lasciato molto amaro in bocca ai sardisti tradizionalisti. Attivissimi sul web i Cinque Stelle, che in alcune occasioni pubbliche hanno allontanato i giornalisti per aver formulato domande 'scomode'.