Il presidente del Consiglio regionale Michele Pais, il presidente Michele Cossa e i componenti della Commissione speciale per il riconoscimento del Principio di insularità, i senatori Giuseppe Luigi Cucca, Michelina Lunesu, Emiliano Fenu, Emilio Floris, Carlo Doria e Gianni Marilotti e i deputati Andrea Frailis , Alberto Manca, Salvatore  Deidda, Ugo Cappellacci, Maria Lapia, Pietro Pittalis, Bernardo Marino, Gavino Manca, Guido De Martini, Romina Mura, Eugenio Zoffili sono i sottoscrittori della lettera inviata questa mattina al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi sul tema dell’insularità. 

"Le scriviamo - si legge nella lettera al Presidente Draghi - nell’auspicio di incontrare la Sua attenzione su un tema che consideriamo fondamentale per il futuro della nostra Isola, il riconoscimento del principio di insularità. Lei è chiamato a traghettare l’Italia oltre la crisi in uno dei momenti più delicati della storia della Repubblica, con il più grande piano di vaccinazione della storia in corso e il più imponente programma di investimenti dai tempi del piano Marshall alle porte; tuttavia le chiediamo di ascoltare la voce della Sardegna, Isola d’Italia, rappresentante di un millenario patrimonio storico e culturale e di un valore identitario di straordinaria importanza per la cultura nazionale".

"Esiste una condizione geografica, l’insularità appunto, che si riflette direttamente sui settori strategici dell’economia sarda - spiegano -, perfino sulla capacità di fare impresa, che nell’epoca dell’innovazione digitale finisce per essere freno al rinnovamento e all’applicazione delle nuove tecnologie, con evidenti riflessi sulla propensione al cambiamento. Una condizione che è necessario e urgente fronteggiare".

"La politica sarda nella sua interezza si è fatta portavoce di un percorso condiviso, alimentato dal sentimento comune della società civile che vuole finalmente vedersi riconosciuto il grave e permanente svantaggio naturale che deriva dall’essere un’isola, geograficamente altro dalla terraferma. Condizione, questa, che si traduce in un gap infrastrutturale cronico e certificato, nel dramma dei trasporti e dell’accessibilità esterna e interna, nei ritardi nelle reti energetiche e di comunicazione, in generale in un potente freno allo sviluppo socio-economico, con pesantissime conseguenze su un’ampia gamma di diritti costituzionali che vanno dall’Istruzione alla Sanità". 

"Quella per l’insularità è da alcuni anni la “battaglia dei sardi”- si legge ancora nella lettera -, volta al riconoscimento, come sancito dalla Costituzione, di pari diritti, di pari dignità, e di pari servizi con il resto d’Italia. Una esigenza forte, chiara, decisa, che attraverso oltre 200mila firme ha preso forma nella Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che ha chiesto l’inserimento del “principio di Insularità in Costituzione”, approvata nei mesi scorsi dalla Commissione Affari costituzionali del Senato e la cui rapida approvazione dalle Camere tutti i sardi, anche confidando nel Suo autorevolissimo supporto, attendono".

"Si tratta di un solco nel quale si inseriscono anche i numerosi atti di iniziativa legislativa o di attività ispettiva dei parlamentari sardi, e da ultimo la proposta di legge nazionale di iniziativa regionale recante "Misure straordinarie finalizzate alla compensazione dei costi dell'insularità della Sardegna", che ha l'obiettivo di riequilibrare il deficit di Pil della Sardegna, calcolato dall'Istituto Bruno Leoni in 5.700 euro pro capite l'anno (briefing paper Il costo dell’insularità. Il caso della Sardegna)".

"Consideriamo utile richiamare, in un contesto di profondo cambiamento che ci vede protagonisti e nelle more del grande lavoro che la Sardegna sta portando avanti, anche le azioni volte alla costituzione della Macroregione del Mediterraneo occidentale. La Sardegna è isola d’Italia ed è isola d’Europa, e come tutte le isole europee non considerate ultraperiferiche non chiede misure assistenziali ma semplicemente di vedere riconosciuta la sua situazione di svantaggio strutturale, per mettere fine alla più grave delle ingiustizie: trattare allo stesso modo situazioni radicalmente diverse", concludono.