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“L’intesa Stato Regione è figlia di quella cultura autonomistica che da oltre settant’anni siede al tavolo con l’Italia per trattare sul prezzo ma rinuncia a negoziare i poteri, quelli veri”.
Lo scrive, sulla sua pagina Facebook, il portavoce del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu che sottolinea: “Fossero anche 3 o 4 i miliardi poniamoci il problema che prima o poi i soldi finiranno e allora? Altro giro altra corsa. Nuova vertenza entrate, nuovi ricorsi alla Corte costituzionale, nuova sfiancante trattativa in una gattopardesca perpetuazione de “su connottu”, a beneficio mediatico del governo regionale che verrà”.
“Ieri – aggiunge Congiu – ci siamo sciroppati l’intesa Soru/Prodi dove allora l’accordo fu vincolato all’accollo da parte della Regione dei costi della Sanità, della continuità territoriale e del trasporto pubblico locale (caso unico in Italia e grazie al quale ci stiamo ancora leccando le ferite)”.
“Oggi il film si ripete – sottolinea –: una nuova Intesa dai tempi di erogazione estremamente dilatati e con un montante finanziario incerto e suscettibile di rivisitazione al ribasso. Curiose la clausole che determinano una falcidia del 10% qualora il governo italiano possa essere costretto dalla UE a manovre di riequilibrio dei conti pubblici (il che è una certezza) oppure per far fronte ad eventi di gravità eccezionale (vuoi che da qui al 2026 non ci scappi un alluvione da qualche parte). Insomma un film già visto”.
“Chi è figlio di quel rivendicazionismo querulo – conclude – fa bene a stappare le bottiglie e, perché no, salutare come “benefica” anche la retrocessione della Sardegna nell’obiettivo 1, perché tutto ciò significano prebende e assistenza. Io mi ostino a pensare che la Sardegna sia altro e che altro si possa e si debba fare”.